Cefalunews,
22 gennaio 2018
Il Carnevale di Termini
Imerese quest’anno compie la vegliarda età di 142 anni, e la documentazione
attualmente in nostro possesso, chiarisce che questa manifestazione, oltre ad
essere l’erede diretta dell’antico carnevale di Palermo, è da annoverare a buon
diritto tra le manifestazioni carnascialesche più antiche d’Italia.
Pertanto, il presunto
primato di carnevale “più antico di Sicilia”, vacilla inesorabilmente, ad ogni
nuova “scoperta” relativa alla manifestazione palermitana che, prima della
creazione della “Società del Carnevale”, vanta già una documentazione di tutto
rispetto. Basta infatti, dare una scorsa ai diari editi dal Di Marzo, come
quelli del Marchese di Villabianca, per averne contezza.
Tornando all’area imerese, ci domandiamo: ma cosa realmente sappiamo della benemerita “Società del Carnovale” un’associazione per la promozione e l’organizzazione del Carnevale di Termini Imerese e di cui lo storico, Giuseppe Patiri fu uno dei più valenti e illustri soci.
Di questa meritoria “Società del Carnovale” di cui già abbiamo avuto modo di parlare nei nostri precedenti articoli, sorse nel 1876, e che l’illustre Patiri, componente di spicco del sodalizio, attraverso un suo manoscritto, una sorta di proclama, elaborato il 27 febbraio di quell’anno, precisamente la domenica di carnevale, ha lasciato a noi posteri un programma di massima, nella quale si disponevano le fasi preparatorie dell’evento carnascialesco promosso dell’allora “Comitato” organizzatore.
Allo stato attuale delle ricerche non abbiamo, purtroppo, notizie esaustive tali da poterne ricostruire nel dettaglio le vicissitudini storiche e comunque nulla ci è noto di quello che avvenne negli anni successivi al fatidico 1876.
Sappiamo,
tuttavia, che agli inizi del Novecento un Comitato del Carnevale si adoperò per
raccogliere i fondi destinati all’Ospizio di mendicità attiguo alla chiesa di
Sant’Antonio di Padova. Non è da escludere che gli eventi bellici successivi,
verosimilmente, abbiano ridotto o azzerato del tutto le manifestazioni
carnascialesche, tuttavia le attività risultano documentate nuovamente negli
anni immediatamente successivi al secondo conflitto mondiale.
Infatti, nel dopoguerra, fu un certo Militello figlio del gestore dei frequentatissimi bagni detti della “Gisira”, sul lido, ad iniziare le prime sfilate in maschera su dei camion addobbati alla bisogna. In una di queste sfilate il Militello sfoggiò un elegante costume “fatto in proprio” raffigurante un principe indiano. Il Militello con questo costume si impose all’attenzione del pubblico con la sua figura atletica ed imponente e lo sguardo magnetico, suscitando molto scalpore per quei tempi, soprattutto nell’universo femminile.
Ancora oggi, alcuni
anziani ne ricordano la elegante e carismatica figura. Negli anni Cinquanta
nacquero poi le prime timide rappresentazioni in cartapesta di soggetti vari,
soprattutto a carattere caricaturale, associati a sfilate in costume. E’
questo, anche il periodo nel quale hanno inizio le prime indagini
“scientifiche” sul Carnevale di Termini Imerese.
In tale contesto, si inserisce proprio la tesi di Luigi Ricotta “Aspetti del Folklore di Termini Imerese”, discussa presso l’Università degli Studi di Palermo, A.A. 1956-57, essendo relatore il compianto prof. Giuseppe Cocchiara.
Tale tesi costituisce
il primo tentativo di un organico studio del ricco e multiforme folclore
termitano e dei suoi molteplici aspetti, non ultimo il Carnevale con le sue
caratteristiche figure del Nannu e della Nanna (questi ultimi
indiscutibilmente, eredi diretti delle maschere palermitane del Nannu e Nanna, un
tempo presenti durante la sfilata a Corso Vittorio Emanuele, l’antico Cassaro).
È proprio a Palermo, che abbiamo oggi la certezza che il carnevale (almeno sotto forma di sfilata di carri allegorici) visse ancora i suoi antichi fasti, non solo negli anni Trenta, ma anche dopo la parentesi bellica del secondo conflitto mondiale, riprese vita negli anni Cinquanta del XX secolo.
L’immagine fotografica a corredo di questo
articolo è molto eloquente. Nella figura (foto in alto) il carro, esprimente
una tematica centrata sulla “corazzata”, sta percorrendo una delle vie “chic”
di Palermo: via Ruggero Settimo, ed è quasi arrivato nella piazza omonima. Per
i nostalgici palermitani, notasi ad angolo con via Ruggero Settimo, l’Extrabar
di Dagnino, facente parte del plesso monumentale del S.Lucia.
Tuttavia, ci stupisce il fatto che un carro con il medesimo soggetto (foto in basso) in versione “riveduta”, fu presente anche a Termini Imerese in quel torno di tempo. Sarà stata una manifestazione che coinvolse le due città? un vero e proprio gemellaggio? A cui partecipò ovviamente Termini? Il carro palermitano destò lo spirito di emulazione dei termitani che si ispirarono ad esso? Siccome le “assonanze” sono parecchie e saltano all’occhio, speriamo che qualche maligno non sia sfiorato dal pensiero che possa trattarsi di una sorta di “riuso” di elementi che derivavano dal carro palermitano.
Lo stesso malpensante ci potrebbe ricordare che la storia potrebbe essersi ripetuta nel 1963 in occasione dei contatti tra l’ambiente imerese e le maestranze del Carnevale di Viareggio (1). Comunque sia stato, il carro termitano fece pomposamente la sua figura lungo il corrispondente asse viario “chic” di Corso Umberto e Margherita.
Tornando alla nostra Termini Imerese, a partire dagli inizi degli anni Sessanta, sono finalmente documentati i primi carri in cartapesta montati su carrelli e trainati da trattori.
La manifattura dei carri, per parecchi decenni, fu da allora affidata alla buona volontà dei maestri cartapestai termitani, tanto che si sono avvicendate fino ad oggi almeno tre generazioni di maestranze.
Dal 1994 al 2000, è stato attivo uno specifico corso d’insegnamento per l’apprendistato dell’arte della cartapesta. Sarebbe sicuramente auspicabile il ripristino di tale corso, magari supportato da appositi stages, sia in ambito locale che nei principali laboratori di progettazione e realizzazione dei Carnevali d’Italia.
Sicuramente, queste esperienze amplierebbero ulteriormente le conoscenze tecniche dei nostri volenterosi cartapestai, affinando le loro capacità, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti legati alla modellazione delle strutture e delle maschere, dando così un tocco di eleganza in più alle loro già belle opere.
Nota:
(1)
Giuseppe Longo 2017, “Carnevale di Termini Imerese 1963: Marilyn Monroe cambia
carro…”, Cefalunews, 17 Marzo.
Bibliografia e sitografia:
Giuseppe
Longo 2012, “Vincenzo Favara: l’ironia e l’intraprendenza a
servizio della Pro Loco di Termini Imerese”, MadonieLive, 26 giugno.
Giuseppe
Longo 2016, “Il Carnevale di Palermo nelle pagine di Carlo
Collodi”, Cefalunews 29 dicembre.
Giuseppe
Longo 2017, “A UN SECOLO DALLA MORTE DELLO STUDIOSO. Dal
Carnovale all’etnostoria, Termini studiata da Patiri”, Lavoceweb, 28 febbraio.
Giuseppe
Longo 2017, “Il Carnevale di Termini Imerese non è il più
antico di Sicilia”, Cefalunews, 6 marzo.
Foto
di copertina: Nella figura (foto in alto) il carro,
esprimente una tematica centrata sulla “corazzata”, sta percorrendo una delle
vie “chic” di Palermo: via Ruggero Settimo, ed è quasi arrivato nella piazza
omonima. Per i nostalgici palermitani, notasi ad angolo con via Ruggero
Settimo, l’Extrabar di Dagnino, facente parte del plesso monumentale del
S.Lucia. In versione “riveduta”, il carro fu presente anche a Termini Imerese
in quel torno di tempo nella sfilata che si svolse a Corso Umberto e
Margherita.
Giuseppe Longo
Nessun commento:
Posta un commento