lunedì 1 luglio 2024

Gli albori del Carnevale di Termini Imerese La “Società del Carnovale”

Sicilia Tempo anno XLVIII n.470, 2010

A dodici anni dalla scoperta delle quattro ricevute di pagamento (con una quota mensile di lire una) rilasciate rispettivamente nei mesi: gennaio, febbraio, marzo, aprile e maggio dell'anno 1876, dalla “Società del Carnovale” al termitano Giuseppe Patiri, studioso di tradizioni popolari, viene confermata l'esistenza di un Comitato per la organizzazione della manifestazione folkloristica che operò, con alterne vicende, almeno sino al 1911.

La più antica documentazione sul Carnevale risale alla seconda metà del XIX sec; ciò è stato confermato dall'importante rinvenimento delle quattro ricevute di pagamento: gennaio-febbraio, marzo, aprile e maggio (1876) e rilasciate dalla “Società del Carnovale” a Giuseppe Patiri (1846-1917) paletnologo, studioso di storia locale e di tradizioni popolari.

I documenti furono fortunatamente scoperti alla fine del 1997 dallo scrivente, durante la laboriosa ricerca storica sul Carnevale, tra le innumerevoli testimonianze di storia locale raccolte nella casa del noto collezionista Francesco La Mantia, che mi onora della sua fraterna amicizia.

Il più antico certificato (gennaio-febbraio 1876) fu reso noto al grande pubblico, per la prima volta in assoluto, durante il vernissage del 11 febbraio 1998, in occasione di un'esaustiva mostra dal titolo: “Un Carnevale antico”, curata dallo scrivente, patrocinatore l'allora presidente della Pro Loco di Termini Imerese, Gaetano Schifano.

La rassegna riunì un nutrito corpus documentario costituito da: immagini fotografiche e filmati che abbracciarono ininterrottamente un lungo arco di tempo compreso fra il 1950 e il 1990. L'esposizione fu allestita presso gli ampi ed eleganti saloni del Circolo Margherita a Termini Imerese, prospettanti sulla centralissima Piazza Duomo.

Una rassegna delle immagini più rappresentative facenti parte di questa mostra è stata anche inserita nell'esposizione svoltasi nei locali del Museo Civico Baldassare Romano dal 14 al 24 febbraio dello stesso anno.

La mostra, “Maschere e mascheramenti in Sicilia dal '600 ad oggi”, fu fortemente voluta e magistralmente curata dalla professoressa Rosa Maria Dentici Buccellato, allora Assessore alla Cultura del Comune di Termini Imerese. Posto d'onore fu conferito al certificato rilasciato il 1° gennaio 1876.

La data di emissione, cioè il Capodanno del 1876, induce a ritenere che la “Società del Carnovale”, doveva esistere almeno già nell'anno precedente, cioè nel 1875. Il grande pubblico riconobbe unanimamente il notevole valore del documento nella storia dell'antico Carnevale della cittadina imerese. La denominazione “La Società del Carnovale”, conferma quindi l'esistenza di un'associazione per la promozione e l'organizzazione del Carnevale di Termini Imerese.

Allo stato attuale delle ricerche non siamo a conoscenza delle vicissitudini di questa benemerita Società. A tal proposito mi preme sottolineare che, per la prima volta, che detta Associazione nel 1906 era ancora in vita e manteneva l'originario epilogo di “Società del Carnovale”, che campeggiava nel programma delle manifestazioni carnascialesche tenutesi proprio in quell'anno.

I festeggiamenti carnevaleschi ebbero un duplice proposito: oltre al divertimento anche l'elargizione di sostanziosi aiuti pecuniari. Infatti, con i ricavati del Carnevale del 1906 si potrà realizzare il grande salone dormitorio dell'Ospizio di Mendicità “Umberto I”.

La lapide posta sul prospetto di quest'ex edificio riporta la seguente iscrizione:

COL CONTRIBUTO DELLA CARITA' CITTADINA

IL COMITATO DEL CARNEVALE

NE AMPLIO' I LOCALI

DAL 1904 AL 1907

MOSTRANDO

VIENI ACCOPPIAR SI POSSA

ALLA BENEFICENZA IL DILETTO

Non è chiaro quale ruolo avesse, all'interno della “Società”, lo storico Giuseppe Patiri, ma lascia pensare parecchio la prossimità tra la sua data di morte (1917) e l'anno di inaugurazione del dormitorio dell'ospizio comunale di mendicità ( 1911).

La figura del Nannu è unanimemente considerata la personificazione dello stesso Carnevale e rappresenta la maschera principale, che, ignara del suo destino, è sottoposta, alla mezzanotte dell'ultimo martedì grasso, al rituale del rogo. Ovverosia l'evento propiziatorio in retaggio di un antico rito pagano.

Il Nannu di Termini Imerese è rappresentato sotto forma di un simpatico vecchietto arzillo dal carattere gioviale. Veste una giacca damascata, panciotto, calzoni, scarpe e bastone da passeggio vengono in uso nella piccola borghesia locale.

Il vegliardo, acclamato dalla folla, risponde allegramente e, talvolta, saluta cordialmente agitando in mano un fazzoletto oppure mostra alla folla dei bei rossicci ravanelli o una pianta di finocchio, oppure una corda di salcicce. L'etnologo siciliano Giuseppe Pitrè (1841-1916), nella sua opera “Usi e costumi, credenze e pregiudizi del popolo ebbe così a scrivere sul personaggio del Nannu:

“…Ordinariamente lo si immagina e rappresenta come un vecchio fantoccio di cenci, goffo ed allegro; vestito dal capo ai piedi con berretto, colletto e cravattone, soprabito, panciotto, brache, scarpe. Lo si adagia ad una seggiola con le mani in croce sul ventre, innanzi le case, ad un balcone, ad una finestra, appoggiato ad una ringhiera, affacciato ad una loggia; ovvero lo si mena attorno. Più comunemente è una maschera vivente, che sur un carro, sur un asino, una scala, una sedia, va in giro accompagnato e seguito dal popolino, che sbraita, urla, fischia prendendosi a gomitate… ”.

La maschera della Nanna, che oggi sopravvive solo a Termini Imerese, era un tempo presente anche a Palermo. La suddetta maschera termitana ha la caratteristica peculiare di essere unica nel contesto carnascialesco siciliano. Questa figura, vera e propria alter ego femminile del Nannu, potrebbe avere un legame con antichi culti legati alla fertilità.

Questa interpretazione sembrerebbe, per certi versi, essere confermata da quanto ebbe a scrivere il Pitrè, il quale, infatti, associa la figura della Nanna alla presenza di un ulteriore personaggio carnevalesco, un infante che la donna reca in braccio.

La Nanna di Termini Imerese è rappresentata sotto forma di una vecchia alta e magra che porta in testa un ampio cappello e indossa una veste rossa con motivi ricamati.

In compagnia del Nannu, nella sfilata, muove con la mano un grande fiore… un bel broccolo intrecciato con coloratissimi ravanelli dategli in segno di benevolenza dallo stesso Nannu.

Essa accompagna sempre il Nannu durante le cerimonie carnascialesche. Diverse sono le opinioni sulla rilevanza e l'originalità di questo dualismo Nannu - Nanna.

Il Pitrè ritiene la Nanna una figura affiancata a quella del Nannu solo in tempi relativamente recenti:

“…non è raro l'avvenirsi in un'altra maschera di donna, con un bambino in fasce, a cui si imbocchi la pappa. In questo bambino bisogna riconoscere il figlio del Nannu, e nella donna la moglie del Nannu, ma sono dei fatti isolati, capricciosi e non tradizionali…”. Ed egli, infine, conclude scrivendo “…e come han creato una Nanna, moglie del Nannu, creazione di cattivo gusto, che in Sicilia non ha nessun fondamento… ”.

Di tutt'altro parere è Paolo Toschi (1893-1974) che nel suo libro “Le origini del teatro italiano” (edito a Torino nel 1955) ricorda invece la diffusione in ambito nazionale del personaggio femminile affiancante il Nannu.

Vale la pena di riferire quanto egli scrisse a proposito:

“…Ma, in Sicilia, non dobbiamo trascurare, accanto alla figura del Nannu, quella della Nanna, moglie del Carnevale, col relativo bambino in fasce: ancora nel 1870 il programma delle feste della Società del Carnevale di Palermo si apre con questo numero: «Primo giorno. Sabato 7 febbraio. Arrivo del Nannu. Alle dodici la Nanna si recherà in gran pompa per il Corso Vittorio Emanuele all'incontro con la Nanna. Nell'entrata trionfale di Porta Felice: apertura della Gran Beneficiata popolare presieduta da Nannu e dalla Nanna». Un personaggio femminile simile esisteva, secondo il Pitrè, anche in Sardegna. L'amico lettore ci perdona questa lunga rassegna di brutte vecchie maleodoranti di cipolle e baccalà. Ma ciò era necessario per diverse ragioni. Moglie, antagonista o alter ego femminile del Carnevale, la Vecchia ha un’importanza non minore del Carnevale stesso…” .

Infine, il Toschi così riporta in una nota a piè di pagina: “ Il Pitrè riteneva la figura della Nanna come innovazione recente e fatta isolata, non tradizionale, ma forse in questo caso sbagliava, perché l'uso si presentava su vasta area ”.

Resta, quindi, ancora da sviscerare nel suo complesso substrato etnoantropologico, l'origine e l'estensione areale del dualismo Nannu-Nanna nel Carnevale italiano. Unica sopravvivenza siciliana della Nanna, rimane, senza ombra di dubbio, quella del Carnevale di Termini Imerese.

Quest'ultimo, acquisisce una fisionomia e una struttura organizzativa almeno dal 1876. Inizia dalla scoperta del sopracitato reperto cartaceo ritrovato, la storia tangibile del Carnevale di Termini Imerese.

Le altre vicende, reali o probabili, che avremo modo di approfondire in futuro, non fanno altro che ornare questa straordinaria scoperta e la fantasmagorica cerimonia di apertura che accompagna la stagione carnevalesca.

Foto a corredo dell'articolo:

Ricevuta di pagamento (1876) rilasciata dalla primigenia “Società del Carnovale” a Giuseppe Patiri (1846-1917) paletnologo, studioso di storia locale e di tradizioni popolari.

Bibliografia:

Articolo pubblicato da Giuseppe Longo su Sicilia Tempo anno XLVIII n.470, 2010.

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