Cefalunews, 2 novembre 2015
Gli abiti del “Nannu” e
della “Nanna” del Carnevale di Termini Imerese (PA) qui per la prima volta
analizzati dalla costumista Isabella Cola (1).
La figura del “Nannu” è
concordemente considerata la personificazione dello stesso Carnevale; è la
maschera principale simbolicamente sacrificata alla mezzanotte dell’ultimo
martedì grasso al rituale del rogo, quest’ultimo, evento propiziatorio,
retaggio di antichi riti pagani.
In Sicilia, a Termini
Imerese, alla figura carnascialesca di questo simpatico e arzillo vecchietto,
viene affiancato un altro personaggio di spicco, la Nanna, entità femminile che
oggi sopravvive soltanto nella città termitana.
Abbiamo chiesto alla
costumista Isabella Cola di affrontare l’ardua impresa dello studio, dal punto
di vista “tecnico” e “storico”, degli abiti indossati dalla celeberrima coppia
di maschere tipiche del Carnevale di Termini Imerese: il “Nannu” e la “Nanna”.
L’abbigliamento delle due
maschere fu probabilmente codificato nella veste attuale nel XIX secolo, quale
attardamento stilistico di schemi tardo settecenteschi.
U’ Nannu e A’ Nanna
costituiscono l’emblema peculiare del carnevale termitano, mantenendo intatta
una tradizione popolare le cui origini si perdono nella notte dei tempi.Abbiamo
inviato alla costumista una serie di immagini fotografiche in modo da
consentirle una dettagliata analisi stilistica degli abiti indossati dalle
nostre simpatiche maschere carnascialesche, che offriamo al lettore, in uno con
le sue puntuali osservazioni.
«“U’
Nannu”: Il personaggio indossa una giacca “redingote” in tessuto serico
damascato con i revers di colore nero, su un pantalone scuro mediamente largo.
Nella
storia del costume, questo tipo di redingote della prima metà dell’800, è
confezionata in panno di lana con preferenza di colori scuri come grigio, verde
scuro, blu e nero ed i “rever” del collo sono di velluto. Nel caso specifico di
questo personaggio, la giacca è invece di tessuto damascato in un colore chiaro
che ci rimanda alla moda tipica del 1700 (marsina maschile). Questo secondo me
– sostiene Isabella Cola – deriva dal fatto che il Carnevale fu “inventato” nei
primi anni del 1800 epoca in cui possono essere state usate delle vecchie
marsine per vestire il “Nannu”.
Il
costume è provvisto anche di un gilet sotto la giacca, ma nell’epoca in
questione (1800) è bene sapere che si usava indossarlo in due tipologie: a
doppio petto in varie stoffe anche fantasia per il giorno, ad un solo petto con
piccoli bottoni gioiello in tessuto nero o bianco per la sera. Anche per quel
che riguarda i pantaloni, nel periodo in esame, questo è lungo fino a coprire
la scarpa cui spesso è assicurato dalla staffa o sottopiede.
Può
essere più o meno largo e, di giorno, sono della stessa stoffa della redingote
oppure di tessuto più chiaro o fantasia (quadretti, scozzesi, grigi, beige o
nocciola). La camicia, sempre bianca, ha lo sparato ornato di pieghe per la
mattina oppure guarnito di merletti per la sera.
Nel
caso della camicia indossata dal “Nannu”, è con lo sparato ornato di trine ma,
come per il tessuto della redingote che ricorda i tessuti delle marsine
settecentesche, la camicia rammenta anch’essa quella che era in voga nel XVIII
secolo, decorata da merletti. La mia conclusione è che il costume del “Nannu” è
un abito creato nel 19° secolo con la convinzione di “ricreare” le linee del
primo abbigliamento di questo personaggio (che è invece del 18° secolo).
Successivamente, si sono poi sempre realizzati abiti con un misto di ‘700 e
‘800».
“A’
Nanna”: Per il costume della “Nanna” invece prevale molto di più la linea
settecentesca. A prima vista sembra, infatti, voler ricalcare un abito del 1700
senza sottostrutture.
La
scollatura quadrata, la linea delle maniche e la punta del busto rimandano alla
varietà dell’abito detto “robe volante” (abito fluttuante) tipico del Rococò.
Questo abito era composto da un busto aderente e da due gonne amplissime
sovrapposte. Il corpetto era sagomato a cono e finiva con una punta al punto
vita ed aveva un’ampia scollatura quadrata.
Davanti
era decorato da fiocchi e le maniche erano lunghe al gomito, aderenti con giri
di trine che potevano essere anche pendenti (“en pagode”). Pizzi trine e
“volant” decoravano la scollatura e la parte davanti della gonna.
Osservando
il costume della “Nanna” si notano tutti questi particolari (scollatura
quadrata, maniche al gomito con trine, una gonna che sembra sovrapposta ad
un’altra) assemblati però senza le strutture rigide tipiche del costume rococò».
(1)
Isabella Cola è consulente e costumista di abiti storici per varie
manifestazioni in Italia dal 1988 a tutt’oggi (Corsa all’Anello di Narni; Gioco
del Ponte di Pisa; Regata storica di Genova; Balestro del Girifalco di Massa
Marittima; Palio dei Terzieri di Trevi; Festa del Barbarossa di San Quirico
d’Orcia; Giostra Cavalleresca di Sulmona). Inoltre è Docente in corso per
“Sarti Costumisti” e Docente per “Modellistica del costume storico” presso
l’IPSIA di Terni.
Foto
di copertina: il “Nannu” e la “Nanna” del Carnevale di
Termini Imerese (PA).
Giuseppe Longo
https://cefalunews.org/
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