Cefalunews,
28 gennaio 2018
Sono ormai fermamente
convinto che il Carnevale di Termini Imerese non è mai stato “il più antico di
Sicilia”. Lo affermo pubblicamente senza volere dare adito ad ulteriori sterili
polemiche, come è avvenuto nelle ultime settimane, soprattutto in un noto
gruppo social, mediante una serie di botta e risposta, nella quale, mio
malgrado, sono stato costretto ad entrare, nonostante la mia naturale ritrosia.
In tale gruppo, peraltro, da parte di alcuni membri, ho ricevuto anche
espressioni non solo di stima, ma anche di condivisione delle mie
puntualizzazioni.
Credo che nessuno possa
arrogarsi il diritto di imporre il “dogma” del “carnevale termitano, il più
antico di Sicilia”, tacciando di “eresia” quanti non condividono l’assunto,
destinandoli all’ostracismo e tacciandoli di mancanza di amore verso la propria
città.
Questo putiferio, in
realtà, è sorto proprio come tentativo di risposta alle recenti scoperte (o
riscoperte?), relative all’antichità del carnevale di Palermo.
Palermo, non
dimentichiamolo, fu per secoli la capitale del Regno-Viceregno di Sicilia e
sede del suo antico Parlamento. In tale Parlamento quale affluiva tutta
l’aristocrazia dell’Isola e che pertanto doveva sfoggiare il suo potere anche
attraverso sfarzose manifestazioni carnascialesche lungo gli assi principali
della città e ciò si è ripetuto puntualmente almeno dal secolo XVI.
Anche questo aspetto non
secondario, fu ampiamente trattato nelle opere di Giuseppe Pitrè, il padre
fondatore in Italia della demopsicologia, che insieme a Salvatore Salomone
Marino diede origine al monumentale “Archivio per lo studio delle tradizioni
popolari siciliane”, opera sinora non più eguagliata. Il Pitré, per raccogliere
l’enorme mole di informazioni che poi pubblicò, si avvalse del contributo di
studiosi sparsi in tutta l’Isola e per il territorio imerese, scelse il nostro
illustre concittadino, lo storico Giuseppe Patiri.
Il Patiri, grazie alle sue
parentele all’interno delle famiglie di spicco della cittadina imerese ed in
special modo del patriziato, ma anche grazie alla sua attività professionale
ebbe accesso non solo ad informazioni di prima mano, ma anche ad archivi
pubblici e privati (alcuni ormai irreperibili); dalla viva voce del popolo e
dagli anziani del suo tempo poté raccogliere senza sforzo, una mole notevole di
informazioni che elargì generosamente al suo amico Giuseppe Pitré.
Il Patiri, inoltre, come è
ormai pacifico, fu figura di spicco del carnevale termitano organizzato in
maniera moderna, potremmo dire corale di un’intera cittadina, agli albori del
suo sviluppo.
Il carnevale di Termini,
in tale accezione, ritengo che fu la filiazione di quello di Palermo, e ciò lo
affermo sulla scorta delle nuove acquisizioni documentarie (foto, manoscritti,
testimonianze e quant’altro) che continuano a sortire fuori da ogni parte e che
già danno vita ad un quadro coerente ed attendibile.
Posso affermare, senza
tema di smentita, che è ben evidente che nel corso della sua storia, Termini
Imerese ebbe come punto di riferimento, proprio la città di Palermo, emulandone
non solo i fasti, la toponomastica ed ogni novità che proveniva dalla
“Capitale”. “Si è fatto a Palermo? Facciamolo anche a Termini”: questa è stata
la parola d’ordine nella cittadina imerese. Ed ancora: “Lo fanno i Palermitani?
Noi non siamo da meno, lo facciamo pure”.
Questo atteggiamento
positivo di emulazione nei confronti di Palermo, purtroppo è stato sostituito,
in tempi recenti, da un assurdo ed eccessivo campanilismo, con una
sproporzionata esaltazione del “proprio giardino” di una visione, a mio
giudizio, alquanto provinciale e miope, che purtroppo continua a fare
proselitismo e mietere “vittime”, tra i giovani ed i meno giovani.
Propongo, quindi, per
l’ennesima volta, di riflettere serenamente e saggiamente, con un atteggiamento
privo di campanilismo e di fuorvianti pregiudizi, su un particolare non
trascurabile, essendo quest’ultimo un elemento a mio avviso, determinante e la
chiave risolutrice di questa deleteria e ciarliera controversia.
Sappiamo che il nostro
Giuseppe Patiri è stato il referente “ufficiale” a Termini Imerese di Giuseppe
Pitrè. Che cosa si intende per referente? I vocabolari italiani, in maniera
unanime, riportano la seguente definizione: “trattasi di colui che ha il
compito di riferire su un qualche argomento mediante una relazione”.
Esattamente quello che il Patiri fece nelle sue molteplici corrispondenze con
il Pitrè. Anche al più distratto lettore delle opere del Pitré salta all’occhio
che non c’é alcun minimo avallo ad una presunta supremazia di antichità del
carnevale termitano, anzi, viene sottolineata più volte, la vetustà di quello palermitano.
A mio giudizio, sul
carnevale termitano rimangono irrisolte le seguenti domande: Come è allora nata
la “leggenda metropolitana” del primato del carnevale di Termini rispetto a
Palermo? Sulla scorta di quali presunte “tradizioni orali”? Raccolte ed
avallate rigorosamente da chi? Dove sono le prove scientifiche di tale presunto
primato?
Invero, nessun documento
storico sul carnevale termitano organizzato è stato sinora rintracciato con una
data antecedente al 1876.
Dunque, concludo
affermando che, in mancanza di notizie certe, documentate e circostanziate, il
Carnevale di Termini Imerese, è da considerare fuori dal gioco e da ogni logica
che ne presuppone lo status di “più antico di Sicilia”.
Quello che sappiamo è che,
per la città di Termini Imerese, la festa di carnevale del 1876 fu veramente
l’anno della svolta, un vero e proprio salto di qualità, mediante l’istituzione
della benemerita “Società del Carnovale”, un’associazione per la promozione e
l’organizzazione della manifestazione carnascialesca, emula di quella quasi
omonima di Palermo, e sostenuta dall’illustre Giuseppe Patiri, dal cognato di
questi Matteo Geraci, dal barone Balsano e da altri personaggi che attendono
ancora di essere svelati. Tale Società, forse sopravvisse, con alterne vicende,
sino al 1911 circa.
Il carnevale termitano,
prima del 1876 appare inserito in un contesto ristretto, diciamo entro le
consuetudinarie “quattro mura”, nemmeno lontanamente paragonabile a quello di
Palermo, basato su uno sfarzo esteriore, retaggio della dominazione spagnola.
Il Patiri nelle sue
stesure epistolari con il Pitrè, si avvalse per le sue ricerche inerenti al
Carnevale “terminese” anche dagli ottuagenari del tempo, i quali diedero il
loro contributo di riflessione e di testimonianza del passato cittadino almeno
sino alla fine del Settecento!
I vari documenti, che ho
potuto esaminare durante una visita preliminare a casa della pronipote del
Patiri, ci inducono a evidenziare l’indole dell’illustre storico incline alla
meticolosità, una sua predisposizione innata. In realtà, egli con cura
maniacale annotava nei suoi appunti ogni minimo particolare relativo alla sua
città che tanto amò. Di conseguenza, se lo storico Giuseppe Patiri non dichiarò
e non lasciò nulla ai posteri, è perché non c’era nulla di interessante da
riferire in merito al Carnevale di Termini.
Infatti, un contesto
sociale cittadino (eravamo nel XIX sec.). la Termini di allora tendente a
volgere lo sguardo verso i costumi dell’elegante Palermo la “caput mundi
siciliana della multiculturalità”, non poteva in altro modo che emulare anche
la manifestazione del carnevale già in uso nel capoluogo sin dal XVI secolo.
Comprendo chiaramente che
la verità brucia, soprattutto dopo circa vent’anni di racconti favolosi,
propinati e divulgati fino ai mass media, ma è la realtà nuda e cruda che ci
parla e, purtroppo, è difficile per alcuni farsene una ragione.
A questo punto non ho
nient’altro da aggiungere, solamente lascio la parola alla pronipote del Prof.
Patiri che, molto graziosamente, ha voluto rilasciare il seguente commento.
«Qualche considerazione “sulla diatriba” del Carnevale di Termini
Imerese, se è il Carnevale più antico di Sicilia o meno. È vero che il mio
prozio, Giuseppe Patiri scriveva: “…spero che il colto pubblico si goda il
Carnevale più allegramente di quel che non si è fatto negli anni passati…” Ma
io vorrei ricordare che nel 1876 Giuseppe Patiri aveva solo trenta anni, per
cui il suo ricordo del Carnevale degli anni trascorsi, poteva essere solo un
ricordo di un passato alquanto recente… Quindi è giusto ed intelligente, oltre
che saper leggere, aggiungere alla lettura, “qualcosa in più”.
Non
si può basare “sul sentito dire” che in realtà ci porta sempre, indicativamente
alla seconda metà dell’800… Fra l’altro, passandomi tra le mani, un
fascicoletto edito dal Comune di Termini Imerese nel 1989, anno in cui era
sindaco Giovanni Aglieri Rinella, leggo un articolo dell’Assessore al Turismo
dell’epoca, che nel 1989, dichiarava: “Questo Carnevale fra poco compie cento
anni” … (quindi 1889, data di nascita!………) e poi leggo un articolo di un
giornalista che dichiarava: “Carnevale nato tantissimi anni fa, ma non si sa
quando” …….. quindi, “negli anni ‘90” tanti annaspavano in un marasma di
incertezze!……. Io non credo che il
Carnevale di Termini Imerese sia “il più antico di Sicilia”, non per “partito
preso”, ma perché la giusta logica ci porta direttamente al Pitrè, di cui il
Patiri era il referente e al quale non diede nessuna informazione in merito, e
poi conoscendo benissimo la “maniacale” minuziosità, a volte anche eccessiva,
del mio prozio a “centellinare” ogni argomento di suo interesse (il Carnevale
lo era), se ci fosse stato un Carnevale di un passato molto lontano, ne avrebbe
sicuramente parlato, magari, com’era suo modo di fare, facendo dei paragoni.
Dovremmo
accontentarci di considerare il Carnevale, non soltanto una festa gioiosa, ma
“come al diletto, si possa unire anche la pietà”, infatti, il Comitato di
allora fondò la Casa di Riposo di Sant’Antonino, come ci ricorda la lapide
posta sulla facciata di via Falcone e Borsellino (ex via Mazzarino).
Ricordiamoci di questa “nobiltà d’animo” del Patiri e di tanti altri dell’epoca, non perdiamoci in assurde e sterili polemiche che offendono l’intelligenza!. In fondo, «i personaggi “u Nannu ca Nanna” ci lasciano il messaggio che nella vita tutto finisce, tutto è effimero, ci lasciano l’insegnamento che, proprio per questo, dovremmo avere fra noi una più gioiosa comprensione, allegria, scherzando magari sui nostri difetti» (concetto espresso dal mio Preside, Professore Giuseppe Sunseri al Liceo Classico).
Anche se il Carnevale Termitano non è “il più antico di Sicilia” è stato sempre un bellissimo, gioioso Carnevale, e per me conta solo questo. Colgo l’occasione per ringraziare ancora una volta le Istituzioni, il Sindaco, gli assessori, i relatori, il moderatore, e tutti i Termitani intervenuti alla Manifestazione sul Centenario della morte di Giuseppe Patiri, condotta da tutti magistralmente. Buon carnevale a tutti» (Vilma Scaffidi).
Bibliografia e sitografia:
Giuseppe
Longo 2017, Il Carnevale di Termini Imerese non è il più
antico di Sicilia, Cefalunews il 6 marzo.
Foto di copertina: Marzo 1913 - Prof. Giuseppe Patiri, paletnologo, etnologo e studioso della storia di Termini Imerese. Foto per gentile concessione di Vilma Scaffidi, pronipote di Giuseppe Patiri.
Giuseppe Longo
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