lunedì 1 luglio 2024

La lezione di Giuseppe Patiri e il futuro di Termini Imerese

Cefalunews, 4 febbraio 2013

Oggi più che mai si sente il bisogno di parlare delle origini storiche di Termini Imerese e l’esigenza di scoprirne già le decantate ricchezze artistico - culturali. L’intrinseca morfologia di un territorio, la cui vera vocazione turistica, è una prerogativa genetica per la sua ripresa economica e commerciale.

Ebbene, quest’attributo di “ricchezza territoriale” peculiarità della città imerese fu segnalato anche da Giuseppe Patiri (1846 -1917) paleontologo, etnologo e studioso di storia locale e lo rendeva noto sin dal 1898, nell’introduzione della sua “Termini Imerese antica e moderna” Palermo 1899.

L’opinione del Patiri ritorna oggi, preminente alla ribalta, e con ragione si potrebbe aggiungere anche la parafrasi latina “Historia Magistra vitae”. In questa locuzione attribuita a Marco Tullio Cicerone (106 a.C. 43 a.C.) in De Oratore (II, 9) s’individua la risoluzione di questa comune necessità cittadina, ciò nonostante lasciamo parlare con giudizio Giuseppe Patiri.

A chi legge

«Come e perché Termini-Imerese sia una tra le prime città secondarie del regno, lo sa la storia, la scienza, l’arte, il commercio, ma lo ignorano molti in Sicilia, e moltissimi di là del Faro e delle Alpi. La povera città delle più antiche Terme del mondo ben di rado si affaccia in mente al touriste, allo sportman ed a tutte le elette turbe dei viaggiatori, che le gettano un’occhiata, attraverso i convogli ferroviarii, e ne ammirano, al più, il bel panorama; ma tiran dritto, attratti dalla fama d’altri siti. Eppure Termini-Imerese possiede dei tesori non comuni nel campo delle antichità, delle arti, delle industrie e di tutto quanto eccelle agli occhi del civile consorzio.

Superba dei più belli tetradrammi della Sicilia, che son quelle d’Imera, custodisce con orgoglio i suoi antichi musaici ed i marmi dell’epoca romana, accanto agli affreschi del Graffeo, dello Spatafora, del Barbera tutti e tre termitani, ed accanto alle opere del Monrealese, del Gagini e del Raffaello di Sicilia.

Essa vanta risorse salutari, come le sue Terme; industrie rinomate, come le sue paste alimentari ed i suoi olii; fasti storici, come l’assedio degli Angioini: cimelii d’arte antica, come l’Acquidotto Cornelio; portenti d’intelletto come gli Ugdulena: statisti, storici filosofi e letterati, come i Balsamo, i Palmeri, i Romano, i Sanfilippo….. e tacciamo del resto. Farla apprezzare un po’ più questa sfortunata terra di Stenio e del Generale La Masa, diradarne le tenebre immeritate, che nascondono il volto, e mostrarne, di sfuggita, i suoi vezzi ed i suoi gioielli, che ne ha a dovizia, non ci sembrò opera vanitosa, né del tutto inutile.

E l’abbiamo fatta: con la pretensione solamente di gettar la prima pietra, pur aspettando che altri faccia opera migliore e completa».

Termini Imerese, Dicembre 1898

Giuseppe Patiri

A parte le rinomate industrie alimentari - conserviere non più esistenti, i quasi dissolti territori dediti all’agricoltura, i suoi mosaici e le vestigia romane scomparse, i quasi inesistenti frantoi, e per di più un territorio bistrattato che aspetta ancora di essere ottimizzato; siamo ancora in tempo, per preservare i suoi fasti, i suoi tesori e farli ammirare ai visitatori.

Chiaramente di pietre dopo il Patiri ne sono state gettate, ciò a significare la partecipazione civica alla crescita e allo sviluppo della Città. Com’è pure certo che valenti ricercatori abbiano approfondito la storia locale, analizzandone i suoi aspetti più reconditi e scoprendone di nuovi.

In realtà è mancata quella fiducia verso le proprie origini, tanto da farla divenire una città che vive solamente dei ricordi del suo glorioso passato.

Foto a corredo dell’articolo: Termini Imerese, inizi ‘900. Villa Palmeri e chiesa di S. Giovanni Battista. Collezione Privata.

Giuseppe Longo 

https://cefalunews.org/

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