Cefalunews, 4 febbraio 2013
Oggi più che mai si sente
il bisogno di parlare delle origini storiche di Termini Imerese e l’esigenza di
scoprirne già le decantate ricchezze artistico - culturali. L’intrinseca
morfologia di un territorio, la cui vera vocazione turistica, è una prerogativa
genetica per la sua ripresa economica e commerciale.
Ebbene, quest’attributo di
“ricchezza territoriale” peculiarità della città imerese fu segnalato anche da
Giuseppe Patiri (1846 -1917) paleontologo, etnologo e studioso di storia locale
e lo rendeva noto sin dal 1898, nell’introduzione della sua “Termini Imerese
antica e moderna” Palermo 1899.
L’opinione del Patiri
ritorna oggi, preminente alla ribalta, e con ragione si potrebbe aggiungere
anche la parafrasi latina “Historia Magistra vitae”. In questa locuzione
attribuita a Marco Tullio Cicerone (106 a.C. 43 a.C.) in De Oratore (II, 9)
s’individua la risoluzione di questa comune necessità cittadina, ciò nonostante
lasciamo parlare con giudizio Giuseppe Patiri.
A
chi legge
«Come e perché
Termini-Imerese sia una tra le prime città secondarie del regno, lo sa la
storia, la scienza, l’arte, il commercio, ma lo ignorano molti in Sicilia, e
moltissimi di là del Faro e delle Alpi. La povera città delle più antiche Terme
del mondo ben di rado si affaccia in mente al touriste, allo sportman ed a
tutte le elette turbe dei viaggiatori, che le gettano un’occhiata, attraverso i
convogli ferroviarii, e ne ammirano, al più, il bel panorama; ma tiran dritto,
attratti dalla fama d’altri siti. Eppure Termini-Imerese possiede dei tesori
non comuni nel campo delle antichità, delle arti, delle industrie e di tutto
quanto eccelle agli occhi del civile consorzio.
Superba dei più belli
tetradrammi della Sicilia, che son quelle d’Imera, custodisce con orgoglio i
suoi antichi musaici ed i marmi dell’epoca romana, accanto agli affreschi del
Graffeo, dello Spatafora, del Barbera tutti e tre termitani, ed accanto alle
opere del Monrealese, del Gagini e del Raffaello di Sicilia.
Essa vanta risorse
salutari, come le sue Terme; industrie rinomate, come le sue paste alimentari
ed i suoi olii; fasti storici, come l’assedio degli Angioini: cimelii d’arte
antica, come l’Acquidotto Cornelio; portenti d’intelletto come gli Ugdulena:
statisti, storici filosofi e letterati, come i Balsamo, i Palmeri, i Romano, i
Sanfilippo….. e tacciamo del resto. Farla apprezzare un po’ più questa
sfortunata terra di Stenio e del Generale La Masa, diradarne le tenebre
immeritate, che nascondono il volto, e mostrarne, di sfuggita, i suoi vezzi ed
i suoi gioielli, che ne ha a dovizia, non ci sembrò opera vanitosa, né del
tutto inutile.
E l’abbiamo fatta: con la
pretensione solamente di gettar la prima pietra, pur aspettando che altri
faccia opera migliore e completa».
Termini Imerese, Dicembre
1898
Giuseppe
Patiri
A parte le rinomate
industrie alimentari - conserviere non più esistenti, i quasi dissolti
territori dediti all’agricoltura, i suoi mosaici e le vestigia romane
scomparse, i quasi inesistenti frantoi, e per di più un territorio bistrattato
che aspetta ancora di essere ottimizzato; siamo ancora in tempo, per preservare
i suoi fasti, i suoi tesori e farli ammirare ai visitatori.
Chiaramente di pietre dopo
il Patiri ne sono state gettate, ciò a significare la partecipazione civica
alla crescita e allo sviluppo della Città. Com’è pure certo che valenti
ricercatori abbiano approfondito la storia locale, analizzandone i suoi aspetti
più reconditi e scoprendone di nuovi.
In realtà è mancata quella
fiducia verso le proprie origini, tanto da farla divenire una città che vive
solamente dei ricordi del suo glorioso passato.
Foto a corredo
dell’articolo: Termini Imerese, inizi ‘900. Villa Palmeri e chiesa di S.
Giovanni Battista. Collezione Privata.
Giuseppe Longo
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