Cefalunews, 1
febbraio 2023
Dopo la fine del secondo
conflitto mondiale si sentì l’impellente bisogno di un rilancio per la
ricostruzione e lo sviluppo del paese. A questo, si unì anche quella naturale
necessità per riappropriarsi di quei momenti di amena distrazione da tempo
sopiti. Pertanto, il Carnevale si prestò anche per questa panacea, rammentando
anche di recuperare e valorizzarne le originarie tradizioni.
In Italia si fece di tutto
affinché si dimenticasse il dramma del conflitto, e soprattutto si iniziasse
quel cammino verso un ritorno alla vera vita. In poche parole ci fu una voglia
di divertirsi attraverso le semplici risa e le molteplici amenità. Quindi,
sotto questo aspetto, ci fu un vero e proprio “rimboccamento delle maniche”, un
duro e intenso lavoro per portare in auge, mediante la allegoria
carnascialesca, quella ilarità che da molto mancava sul viso dei più.
Anche a Termini Imerese
nel dopoguerra, ci si impegnò tanto per questa finalità. E malgrado la crisi
stagnante, e le pochissime risorse a disposizione non venne meno l’interesse
per recuperare la centenaria tradizione del Carnevale. Infatti, per rendere più
agili e gradevoli le sfilate allegoriche, oltre alla buona volontà ci si
avvalse anche dell’ausilio degli autocarri. In realtà, sopra i cassoni di
questi camion, dagli addetti ai lavori furono allestite varie scenografie,
quelle belle, “semplici e genuine”.
Persino i carretti da soma
furono impiegati alla stessa stregua. L’organizzazione era a cura di un
apposito “Comitato del Carnevale”, il quale, ebbe anche l’incombenza di
preparare il “Carro per eccellenza”, ovvero, quello dei “Nanni”: ‘u Nannu ‘ca
Nanna, simboli del carnevale termitano. Generalmente partecipavano alla sfilata
cittadina, mediamente, circa sei o sette carri allegorici.
Tuttavia, negli anni ’50
avvenne una svolta: l’allestimento scenico dei carri fu preparato utilizzando
la struttura piana dei classici telai su ruote (i cosiddetti carrelli) rimorchiati
da trattori. C’erano persino i carrelli di piccole dimensioni per ospitare
particolari soggetti allegorici.
E anch’essi vennero
trainati da trattori, questi ultimi, di minore potenza. In questo decennio,
cominciarono pure le sfide tra i concorrenti in gara, ossia tra i maestri
cartapestai che agognavano l’ambito premio. È superfluo dire che la sfilata dei
carri allegorici ebbe maggiore sviluppo, soprattutto a partire dagli anni ’50
del XX sec. Supportata da una lunga serie di maestri ed appassionati cultori
dell’arte della cartapesta.
I carri, seppur di modeste
dimensioni, proprio per uniformarsi ai ridotti spazi del centro storico
cittadino (principalmente nella parte bassa della città), riuscirono a dare
alla sfilata una impronta scenografica suggestiva. Soprattutto per l’impatto
visivo che ne scaturì. Una vera propria cornice folcloristica: i balconi
gremiti di persone che lanciavano manciate di coriandoli e stelle filanti
multicolori, e la folla serratissima in strada.
In realtà, nella parte bassa
della città (in alcune zone dai passaggi un po’ angusti), le carrozzate
avanzavano effettuando il seguente percorso: concentramento in Piazza Stazione,
ed inizio della sfilata in direzione del Corso Umberto e Margherita, Piazza
Giuseppe La Masa, via San Francesco Saverio; dopodiché, si saliva proseguendo
per via Vittorio Emanuele. Quindi, i carri giungevano dinanzi la Chiesa della
Madonna della Consolazione in Piazza Liborio Arrigo. Il circuito, ripercorreva
nuovamente in senso inverso il Corso Umberto e Margherita, in direzione della
Stazione, attraversando Piazza La Masa.
Giuseppe Aglieri Rinella,
già valente costruttore di carri allegorici, il quale è bene informato circa lo
svolgimento della nota kermesse imerese, ci ha fornito numerosi ragguagli a tal
proposito. Aglieri Rinella racconta che negli anni 50’ del XX sec., il percorso
predetto aveva una variante: i carri, nel circuito di ritorno lungo il Corso
Umberto e Margherita, invece di compiere il tratto finale verso la Stazione,
nel sito dove un tempo sorgeva la Porta Messina, imboccavano la via Giuseppe
Salemi Oddo, ed attraverso la via Porta Caricatore si immettevano di nuovo nel
Corso Umberto e Margherita per il bis della sfilata.
Vista la buona riuscita
della variante, apprezzata dalla popolazione, questa fu mantenuta non solo
negli anni Cinquanta, ma anche nei successivi decenni, gli anni Sessanta,
Settanta e gli inizi degli anni Ottanta.
A “Termini Alta”, sempre
negli anni Cinquanta, l’itinerario di andata era il seguente: raduno in Piazza
Sant’Antonio; prosecuzione per via Vittorio Amedeo, Piazza Umberto I, via
Giuseppe Mazzini, sino all’attuale Piazza Duomo.
Il tragitto di ritorno,
partendo dal Municipio, seguiva via Giuseppe Garibaldi, via Raffaele
Inguaggiato, sino a tornare in Piazza Umberto I. Infine, il percorso, dopo una
serie di giri, si concludeva davanti al Palazzo di Città con la lettura del
testamento disposto dal “Nannu”.
I
“Nanni” di Termini Imerese e Trapani
Le storiche maschere di
Termini Imerese: de ‘u Nannu e ‘a Nanna vengono indossate durante il corteo. Le
dimensioni delle due maschere carnevalesche vanno oltre alle misure standard,
rispetto agli altri “Nanni” di Sicilia che, per la stragrande maggioranza, sono
rappresentati sotto forma di fantocci. I “Nanni termitani (soprattutto il
“Nannu”) rappresentano, senza ombra di dubbio, l’anello di congiunzione con il
plurisecolare e noto personaggio già in uso nei carnevali siciliani.
Mi preme qui segnalare,
che anche a Trapani. durante la manifestazione carnascialesca ci fu l’usanza di
far sfilare i “Nanni” durante il corteo. Una tradizione però durata poco,
infatti, si concluse negli anni ’50.
Scrive Tonino Perrera in
“Accadde a Trapani – racconti su luoghi, fatti e personaggi della nostra
città”:
«[…] C’era un’altra tradizione, legata alla mia infanzia, che si è persa:
consisteva nel bruciare due fantocci di paglia che simboleggiavano “U NANNU E A
NANNA”. Il terzo giorno di Carnevale, previa lettura del “testamento”, u nannu
e a nanna venivano bruciati solitamente in una piazza, con grande
coinvolgimento cittadino, e questo “testamento” era spesso utilizzato per
prendere di mira in chiave satirica i vari personaggi della politica del
momento. Il significato che aveva questo rito in Sicilia variava da paese a
paese, ma per lo più segnava la fine dei divertimenti e delle gozzoviglie
carnescialesche e l’inizio del periodo della Quaresima, ma voleva anche dare il
benvenuto al nuovo anno e alla primavera con questo rito propiziatorio
[…]».
Inoltre, le due maschere trapanesi indossate dai figuranti venivano bruciate con il rituale rogo e l’anno successivo rifatte in toto. Del resto, ciò non è una eccezione poiché tale rito era utilizzato nell’antico carnevale di Palermo, dove la maschera del “Nannu”, almeno sino al 1882 veniva totalmente distrutta mediante un complesso cerimoniale che culminava nel rogo, e rinnovata ogni anno (Cfr. G. Longo, Enrico Onufrio ed il Carnevale palermitano tra primo e secondo Ottocento, Cefalunews, 18 Agosto 2016).
Ciononostante, resta inteso che le maschere dei Nanni di Termini Imerese continuano ancora oggi la loro performance come lo fecero sin della seconda metà del XIX sec.
Bibliografia
e sitografia:
Giuseppe
Pitrè, “Usi e costumi credenze e pregiudizi del popolo
Siciliano” – Volume I, Palermo, 1889.
Arturo
Lancellotti, “Feste tradizionali”, Società Editrice
Libraria, 1951.
Luigi
Ricotta, Aspetti del folklore di Termini Imerese, Università
degli Studi di Palermo, Facoltà di Lettere, Relatore prof. Giuseppe Cocchiara,
A.A. 1956-57, Tesi di Laurea inedita, 268 p.
Giuseppe
Navarra, Termini com’era GASM, 352 pp. 2000.
Giuseppe
Longo Gli albori del Carnevale di Termini Imerese La
“Società del Carnovale”, Sicilia Tempo anno XLVIII n.470, 2010.
Giuseppe
Longo 2015, Una coppia alla moda: U’ Nannu e A’ Nanna,
Cefalunews, il 2 novembre.
Giuseppe
Longo 2016, I “Nanni” dei carnevali di Palermo e Termini
Imerese, Cefalunews, 5 febbraio.
Giuseppe
Longo 2016, Enrico Onufrio ed il Carnevale palermitano tra
primo e secondo Ottocento, Cefalunews, 18 agosto.
Giuseppe
Longo 2016, Il Carnevale di Palermo nelle pagine di Carlo
Collodi, Cefalunews, 29 dicembre.
Giuseppe
Longo Palermo 2022, 1931. I Nanni di Carnevale arrivano ai
Quattro Canti, Cefalunews, 16 febbraio.
Giuseppe
Longo, Riflessioni sulla festa carnascialesca di Termini
Imerese l’erede indiscussa dell’antico Carnevale di Palermo, Cefalunews, 4
febbraio 2019.
Giuseppe
Longo 2020 “I nanni di Carnevale trapiantati da Palermo a
Termini Imerese”, Cefalùnews, 11 marzo.
Giuseppe
Longo 2020 I Nanni del Carnevale di Termini Imerese a
diporto alla “lavata râ lana” 29 aprile.
Giuseppe
Longo 2022, La Società del Carnevale di Palermo e il gran
pranzo di beneficenza al Politeama Municipale, Cefalunews, 19 febbraio.
Tonino
Perrera, Accadde a Trapani. Racconti su luoghi, fatti e
personaggi della nostra città. Ediz. Illustrata, Di Girolamo, 2022.
Giuseppe
Longo 2023, Carnevale di Termini Imerese: la fiaba obsoleta
dei Napoliti, con una nostra retrodatazione all’Epigravettiano superiore, 25
gennaio.
Foto di copertina: Carnevale di Termini Imerese e Trapani - ‘U Nannu e ‘a Nanna. Fotografie gentilmente concesse da Antonino Surdi Chiappone per il Carnevale di Termini Imerese, e Tonino Perrera per il Carnevale di Trapani.
Giuseppe Longo
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