Cefalunews, 18 dicembre 2016
Il Teatro palermitano di
S.ª Lucia così chiamato dal nome del suo proprietario Ponzio Valguarnera dei
Marchesi di S.ª Lucia, pur essendo stato di proporzioni più piccole rispetto al
celebre Real Teatro di Sª. Cecilia ebbe anch’esso la sua notorietà. Il Teatro
S.ª Lucia, nato in un “magazeno” di Casa Valguarnera, a partire dal 1676 ospitò
spettacoli comici, e poiché gli attori “buffi” che si esibivano sul palco erano
chiamati Travaglini, dal nome di una maschera popolare palermitana, da
quest’ultima ne derivò al teatro, l’appellativo “di Travaglino” o Teatro “dei
Travaglini”.
Nel 1726 iniziarono i
lavori per la costruzione di un nuovo edificio teatrale, proprio dove in
precedenza sorgeva il Teatro di casa Valguarnera. Purtroppo, il 1° settembre
dello stesso anno, la città di Palermo subì un gravissimo terremoto, che colpì
soprattutto la parte orientale della città. Il sisma provocò lutti, e danni
agli edifici, tra questi anche il S.ª Caterina e il costruendo S.ª Lucia
subirono seri danneggiamenti. In conseguenza di ciò il Teatro di Sª. Cecilia
rimase chiuso per circa dieci anni.
Solamente nel 1742 fu
inaugurato il Teatro S.ª Lucia, conosciuto anche col come di Teatro di S.ª
Caterina, poiché esso era situato non molto distante dall’omonimo monastero.
Infatti, come ci riferisce l’etno-antropologo Giuseppe Pitrè nel suo “Palermo
nel Settecento”:
“Alla pari del teatro Sª.
Cecilia, ma a certa rispettosa distanza, veniva considerato il teatro S.ª
Caterina o S.ª Lucia – così chiamato per la vicinanza del Monastero di S.ª
Caterina, e perché apparteneva ai Marchesi di S.ª Lucia Valguarnera, la cui
casa eravi addossata; i quali da privato e domestico, l’avean reso pubblico.
Come più piccolo, non poteva esso pretenderla alla magnificenza del fratello
maggiore, ed avea ricordi non alti nelle rappresentazioni comiche di antichi
artisti buffi, giunti fino a noi col titolo di Travaglini, onde il nome che ne
serbò lungamente. A volte, però, la elevatezza degli spettatori veniva quasi
indistintamente condivisa da entrambi i teatri, dei quali il S.ª Caterina
offriva d’ordinario opere comiche”.
Il Martedì Grasso all’interno del S.ª Cecilia e del S.ª Caterina vi “era una gazzarra indiavolata di strumenti da scherno per l’accompagnamento tradizionale del canto e della recita degli artisti” (1). Per il Carnevale, oltre ai due edifici precitati, venivano aperti anche altri teatri privati, permanenti ed occasionali e il Pitrè, sempre nella sua sopraccitata opera del 1904 ce li elencava: “Casa Abbate di Lungarini, del Marchese Roccaforte (a Mezzo Monreale), del Conservatorio degli Spersi turchini del Buompastore, del R. Convitto S. Ferdinando, del Marchese di Salinas Tommaso Chacon” (2). Però, nel XVIII sec. con il trasferimento a Palermo della corte di Ferdinando III di Borbone, avvenuto il 22 dicembre 1798, il Teatro S.ª Lucia, in seguito, mutò nuovamente il nome.
In realtà, con l’invasione
francese dello Stato Pontificio e per l’esito della battaglia di Civita
Castellana, il Re Ferdinando e la consorte, la regina Maria Carolina
d’Asburgo-Lorena, lasciarono Napoli, per rifugiarsi a Palermo; e con loro anche
l’Ammiraglio Horatio Nelson, il Cardinale Fabrizio Ruffo, William Hamilton e la
consorte Emily Lyon, meglio nota come Emma, Lady Hamilton, per circa sei mesi
Palermo fu la sede della Corte di Napoli.
La regina Maria Carolina
che amava ogni genere di rappresentazioni, persino quelle del teatro dialettale,
fu un’assidua frequentatrice degli spettacoli che si tenevano al Teatro S.ª
Lucia, al punto che in suo onore, il teatro fu chiamato Real Teatro Carolino.
Nel terzo decennio del XIX
sec. “Il “Carolino” era stato ceduto dai Marchesi S. Lucia in enfiteusi a don
Gaetano Bignone, il quale morì di colera nel 1837. Il successore don Andrea
Bignone reluì il censo e affrancò l’immobile divenendone l’unico proprietario” (3). Nella seconda metà del XIX sec. il
Real Teatro Carolino, mutò il nome in Real Teatro Bellini, un omaggio questa
volta al grande compositore catanese Vincenzo Bellini.
Ciò nonostante, a partire
dal XX sec. per il Teatro Bellini, sito nell’omonima piazza, in prossimità di
via Maqueda e Piazza Pretoria, nel mandamento della Kalsa, iniziò un progressivo
processo di decadenza, per poi risorgere dall’oblio con la sua riapertura,
avvenuta agli inizi di questo secolo per l’intervento del Teatro Biondo Stabile
di Palermo.
Fin qui la sintetica
storia del Teatro S.ª Lucia, tuttavia, per aggiungere altre informazioni
storiche su questo grande teatro settecentesco che in origine “Ponzio
Valguarnera dei marchesi di Santa Lucia, nel 1676, cedeva in affitto un
magaseno del suo palazzo, situato nel piano del Palazzo Pretorio, per “farsi la
comedij” (4), con piacere ci siamo
avvalsi dallo studio condotto da Eleonora Continella.
«Il teatro nacque inizialmente in un «magazeno» nei locali a pianterreno
del palazzo di Ponzio Valguarnera, da lui locato a partire dal 1676, col titolo
di “Teatro Travaglino” o “dei Travaglini”, dal nome di una maschera popolare
siciliana, teatro cioè della povera, “minuta e travagliata” gente nel quale si
rappresentavano opere buffe e atti burleschi; dopo il terremoto del 1726 fu
ristrutturato e ampliato, per riaprire nel 1742, utilizzando un’ala del palazzo
da Don Giuseppe Valguarnera marchese di S. Lucia, assumendo quindi il nome di
Teatro di S. Lucia, ma era detto anche di S. Caterina in quanto si trovava nel
piano antistante l’omonima chiesa.
Nel
1808 fu totalmente riedificato secondo un nuovo progetto affidato a Nicolò
Puglia, e riaprì col nome di Real Teatro Carolino, in onore della regina Maria
Carolina, moglie di Ferdinando III di Borbone. I marchesi cedettero la loro
abitazione al “Circolo dei Nobili” (allora “Casino di Dame e Cavalieri”) perché
potessero accedere direttamente dall’interno al teatro.
Fu
questo il periodo di maggior splendore del teatro, che tra i suoi direttori
artistici annoverò anche Gaetano Donizetti. Nel 1848 fu chiamato Real Teatro
Bellini e, dopo un breve ritorno al vecchio nome fino al 1860, mantenne tale
denominazione fino alla sua decadenza come teatro d’opera. Funzionò poi come
cinema e teatro di varietà dal 1907 al 1914.
Dopo
una decina d’anni di chiusura, il teatro riaprì restaurato e abbellito nel 1923:
in questo periodo fu acquistato all’asta dalla famiglia Lo Bianco. Negli anni
‘30 e ‘40 divenne anche sede dell’EIAR, la RAI di allora. Dopo la seconda
guerra mondiale decadde definitivamente e fu nuovamente utilizzato come cinema.
Vano fu il tentativo di Nico Pepe e Aldo Giuffrè di trasformarlo in teatro
stabile regionale alla fine degli anni ’50.
Solo
nel 1963 il teatro fu restaurato e riaperto come teatro di prosa con la
direzione artistica di Franco Parenti, ma già l’anno successivo fu colpito da un
incendio che ne devastò completamente gli interni.
Dopo
i lavori del 1967 che riguardarono solo la copertura, il teatro rimase chiuso
per ben 36 anni in stato di totale abbandono. Utilizzato in tempi recenti come
laboratorio del Teatro Biondo, è stato riaperto nel 2001, ma dell’interno
rimangono solo le strutture portanti della sala e dei 4 ordini di palchi.
Un
recupero è ancora possibile poiché la struttura conserva ancora integra la sua
forma spaziale interna di teatro all’italiana, con una platea a ferro di
cavallo sormontata da quattro ordini di palchi e dal “palchettone della
Corona”. Della semplice facciata neoclassica è rimasto inalterato il secondo
ordine, delimitato da due lesene e scandito da un finestrone centrale con
timpano a lunetta in cui è inserito un medaglione con l’effige di Vincenzo
Bellini, affiancato da due coppie di colonne e chiuso da una balaustra in
marmo, e due laterali con timpani triangolari sovrastati da cornici con festoni
Luigi XVI. Il primo ordine della facciata è oggi occultato da un
ristorante-pizzeria le cui cucine occupano quel che un tempo costituiva il
foyer».
Nota:
(1)
Giuseppe Pitrè, “Palermo nel Settecento”. Edizione curata da Giuseppe Pipitone
Federico, Clio Catania, 1993, p. 276. Ristampa anastatica dell’edizione del 1916
(2) Villawhianca, Giornale inedito, a. 1787, p.163; A. 1793, pag. 59; A. 1798, pag. 25–26.
(3) Giulio Pagano, I teatri di Palermo dal XVI al
XIX secolo, 1972
Testi consultati da Eleonora
Continella: Gaspare Palermo, Girolamo Di Marzo-Ferro - Guida istruttiva per
Palermo e suoi dintorni riprodotta su quella del cav. D. Gaspare Palermo dal
beneficiale Girolamo Di Marzo-Ferro - tip. P. Pensante, 1858. G. Di Marzo Biblioteca storica e letteraria
di Sicilia: Opere storiche inedite sulla città di Palermo 1873. Patrizia
Pandolfo, Valentina Rinaldo - Real Teatro Bellini di Palermo: un teatro da
riscoprire - Teatro Biondo Stabile di Palermo, 2000.
Bibliografia e sitografia:
Giuseppe
Longo 2016, “Il Real Teatro di S. Cecilia e il Carnevale di
Palermo”, Cefalunews, 17 agosto.
Giuseppe
Longo 2016, “Il Carnevale di Termini Imerese: un’antica eredità
venuta da Palermo?”, Cefalunews, 6 novembre.
Giuseppe
Longo 2016, “I “Nanni” dei carnevali di Palermo e Termini
Imerese”, Cefalunews, 5 febbraio.
Foto
di copertina: Esterno del teatro negli anni ‘40. Ph.
Dante Cappellani.
Foto
di copertina: L’interno del Teatro S. Lucia durante
il veglione di Carnevale del 1943. Ph. Dante Cappellani.
Giuseppe Longo
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