Cefalunews,
2 ottobre 2020
L’attuale sede storica del
Comune di Termini Imerese, un tempo il “Palazzo del Magistrato”, si trova nella
centralissima Piazza Duomo e occupa un’area che include oltre l’adiacente
grande piazzale anche la limitrofa via Vincenzo La Barbera, posta sul versante
sud-occidentale; il Largo Pietro Ruzzolone sul fronte retrostante; e la via
Stenio sul lato nord-orientale. In quest’ultimo fianco sporge a fronte della
chiesa Madre, il superbo balcone del XVII secolo, sorretto da una mensola
d’appoggio e due sottomensole realizzate in pietra. Il balcone seicentesco che
guarda verso la Chiesa Madre rappresenta uno degli elementi architettonici del
‘600, sopravvissuti dopo l’originaria costruzione dell’edificio.
Il Palazzo del Magistrato esistente sin dal Quattrocento fu ampliato e risistemato tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento. In quest’ultima configurazione (con l’ambiente interno a pianta rettangolare), era compreso anche il “Teatro Stesicoro”, denominato durante il dominio Borbonico “Real Teatro S. Francesco”. Tra il 1910 e il 1912, il Palazzo di Città fu ristrutturato pesantemente. In realtà oltre a smantellare il Teatro Comunale, fu innalzato un secondo piano e si aggiunse altresì un corpo di fabbrica nella parte retrostante.
Le modifiche interessarono anche il prospetto principale e le facciate laterali. Tali rimaneggiamenti sfalsarono l’originaria configurazione dell’edificio che da quella volta ha sempre mantenuto l’attuale aspetto.
La pianta che riportiamo
qui di seguito (per gentile autorizzazione dell’Architetto Giovanna Mirabella,
poiché l’immagine è tratta dal suo “Censimento dei beni culturali di Termini
Imerese” L.I.S. s.r.l. 1991”), rappresenta l’interno del Municipio antecedente
al 1910, ovvero, quando il Palazzo di Città era a un solo piano, con le
peculiari entità pittoriche e architettoniche interne: il grande salone con la
soffitta lignea, la Sala del Consiglio affrescata dal pittore e architetto
termitano Vincenzo La Barbera (1577 circa - 1642), e il Teatro “Stesicoro”
interamente costruito in legno.
Il Teatro Comunale “Stesicoro”, con il tipico impianto a ferro di cavallo, prerogativa dell’architettura dei teatri all’italiana, occupava un’area di circa 160 m2 e poteva contenere 250 spettatori (Cfr. Il Teatro irrimediabilmente perduto: lo “Stesicoro” nel Palazzo Civico di Termini Imerese https://carnevaledipalermo.blogspot.com/2024/07/il-teatro-irrimediabilmente-perduto-lo.html).
Certamente, il Teatro termitano, classificato dal Governo di III ordine, rappresentò un valore aggiunto per la nostra città, un altro gioiello di ingegneria che purtroppo oggi non possiamo più contemplare e godere.
Tuttavia, tra i fortunati
predecessori che beneficiarono di questa piccola preziosità architettonica,
annoveriamo anche Giuseppe Patiri (1846 - 1917) noto paletnologo, etnologo e
studioso di storia termitana. Infatti, egli, il 27 febbraio del 1876,
all’interno del suddetto teatro organizzò per l’originaria Società del
Carnevale, il veglione carnascialesco. Rammentiamo che l’eclettico Patiri fu
tra l’altro anche il promotore dell’antico Carnevale di Termini Imerese (il
quale è a buon diritto considerato uno dei più antichi d’Italia ed erede
diretto dell’antico carnevale di Palermo), tramite la suddetta primigenia
benemerita Società del Carnevale.
(Cfr. Riflessioni sulla festa carnascialesca di Termini Imerese l’erede indiscussa dell’antico Carnevale di Palermo https://carnevaledipalermo.blogspot.com/2024/08/riflessioni-sulla-festa-carnascialesca.html).
E sempre il versatile
Patiri, circa la Sala del Magistrato, o “Cammara picta”, ovvero l’antica sala
delle adunanze, affrescata da Vincenzo La Barbera, accenna quanto segue nella
sua opera: “Termini Imerese. Antica e moderna”, Fratelli Marsala Editori, 1899.
“…Dello
stesso Vincenzo La Barbera sono nella grande sala del Consiglio, dentro il
Palazzo di Città, non pochi affreschi pregevolissimi ed in buonissimo stato di
conservazione, tutti di soggetto storico locale, e che furono eseguiti l’anno
1610. E’ risaputo che il La Barbera, valente nella prospettiva, levò grido in
Palermo anche in questo genere d’arte e vi fu chiamato dai Padri Gesuiti per
decorare la chiesa del Collegio Massimo…”.
Ma tornando a dire della
Casa Comunale antecedente al 1910, l’edificio si presentava a un solo piano.
Ciò nonostante, un ricordo nitido e particolareggiato della suddivisione degli
spazi interni lo si deve allo zelo dello storico e giornalista Giuseppe Navarra
che così ce lo descrisse nel suo corposo libro: “Termini com’era” GASM, 2000.
«Il bel palazzo rinascimentale in Piazza del Duomo, che per secoli
ospitò i reggitori della nostra città, fu costruito nel secondo decennio del
1600, e tuttavia risponde allo scopo, quantunque diversi importanti servizi
siano stati decentrati. A pianterreno, con ingresso in Largo Ufficio Tecnico
(N.d.R. oggi Largo Pietro Ruzzolone), a destra si trova l’ufficio tecnico, e
più in là l’ufficio anagrafe. A sinistra, veniva prima l’esattore,
nell’ambiente che, regnando i Borboni, era adibito a prigione, e in seguito
c’era l’ufficio dello stato civile. Nel fondo c’era una scaletta che portava al
primo piano. Sempre a pianterreno, di faccia alla cattedrale (N.d.R. oggi via
Stenio) vi era l’ufficio della pulizia urbana. Al primo piano, valicato il
portone, si apriva un ampio corridoio che giungeva ad una veranda a vetri,
attraverso i quali si poteva ammirare uno stupendo panorama che abbracciava
tutta la città bassa, il S. Calogero, il mare e le Madonie. Nella parte che
guardava verso la Chiesa Madre, prospiciente la Piazza del Duomo, veniva prima
l’ambiente in pitch pine che serviva come ufficio dei vigili urbani e accostato
a questo vi era l’ufficio del ragioniere. Seguiva il piccolo gabinetto del
Sindaco, con balcone che guardava la Madre Chiesa, ed in seguito c’era la
grande sala consiliare con gli affreschi, la quale terminava, ad angolo, con
l’ufficio del segretario che confinava con quello dell’economo, entrambi con
balconcino a petto verso Termini Bassa. Nell’ambiente di sinistra (N.d.R.
guardando da Largo Pietro Ruzzolone), tutto intero, era stato ricavato il
teatro municipale. L’attico era un grande ambiente in legno senza pavimento,
che serviva per ripostiglio e venne adattato per uffici verso il 1911».
La dettagliata esposizione
del Navarra ci sprona ad immaginare il Teatro “Stesicoro” con il suo
palcoscenico calcato dai numerosi interpreti, nelle molteplici e diversificate
manifestazioni; la platea, i palchi tutt’intorno, il loggione, il sipario e il
proscenio.
Come abbiamo di sopra
enunciato, dopo il 1912 il Palazzo di Città fu sottoposto a una pesante
ristrutturazione. Infatti, fu aggiunto nella parte posteriore dell’edificio un
corpo di fabbrica, che pur rispettando l’originale disegno planimetrico, ne
alterò i rapporti volumetrici.
Infatti, questa variazione degli ambienti interni la riscontriamo esaminando la pianta che riportiamo qui di seguito, tratta sempre dalla monografia di Giovanna Mirabella “Censimento dei beni culturali di Termini Imerese”. Scheda 30, Palazzo Comunale.
Oggi, il Palazzo Comunale
si presenta all’osservatore con una facciata in stile puramente ottocentesca
con una rappresentazione strutturale proporzionata: otto balconi a petto
disposti su due piani con una scala esterna per l’accesso al primo piano
elevato, dove spiccano due classicheggianti cariatidi acefale fasciate da un
elegante panneggio. Al di sopra di esse risaltano: una scultura raffigurante
una conchiglia, una targa celebrativa risalente al 1642 e infine sulla sommità
del prospetto, si staglia un’aquila ai cui lati sono posti simmetricamente due
stemmi a rilievo. (Cfr. Patrizia Bova, Antonio Contino, Giuseppe Esposito
L’estrazione e l’uso delle “brecce a rudiste” (Cretaceo sommitale) in Termini
Imerese (PA) nei secoli XVII-XX, in: Gabriele Marino e Rosario Termotto (a cura
di), Arte e Storia delle Madonie - Studi per Nico Marino, voll. VII-VIII, Atti
della VII e VIII edizione, Cefalù - Sala delle Capriate, Palazzo del Comune,
Piazza Duomo, 4 novembre 2017 e 3 dicembre 2018, pp. 119-141).
Per finire, qui appresso, per gentile autorizzazione dell’Architetto Roberto Tedesco, riportiamo la planimetria e l’immagine fotografica del Palazzo Comunale di Termini Imerese, tratte dalla sua monografia, Termini Imerese città romana: itinerario archeologico, Officine Tipografiche Aiello & Provenzano, 2013.
Bibliografia
e sitografia:
Giuseppe
Patiri, Termini Imerese. Antica e moderna, Fratelli Marsala
Editori, 1899.
Giovanna
Mirabella, Censimento dei beni culturali di Termini Imerese
L.I.S. s.r.l. 1991.
Giuseppe
Navarra, Termini com’era GASM, 2000.
Rosario
Nicchitta, da Himera a Termini Imerese: un percorso lungo
duemilacinquecento anni, GASM, 2006.
Roberto
Tedesco, Termini Imerese città romana: itinerario
archeologico, Officine Tipografiche Aiello & Provenzano, 2013.
Patrizia
Bova,
Antonio Contino, Giuseppe Esposito, L’estrazione e l’uso
delle “brecce a rudiste” (Cretaceo sommitale) in Termini Imerese (PA) nei
secoli XVII-XX, in: Gabriele Marino e Rosario Termotto (a cura di), Arte e
Storia delle Madonie - Studi per Nico Marino, voll. VII-VIII, Atti della VII e
VIII edizione, Cefalù - Sala delle Capriate, Palazzo del Comune, Piazza Duomo,
4 novembre 2017 e 3 dicembre 2018, pp. 119-141.
Giuseppe
Longo 2017, Proclama” del 1876 di Giuseppe Patiri per la
Società del Carnovale, in Termini Imerese, Cefalunews, 7 ottobre.
Giuseppe
Longo 2018, Il binomio Palermo-Termini, tra porte civiche,
manifestazioni carnascialesche e “gustose” leggende metropolitane, Cefalunews,
22 dicembre.
Giuseppe
Longo 2019, Riflessioni sulla festa carnascialesca di
Termini Imerese l’erede indiscussa dell’antico Carnevale di Palermo,
Cefalunews, 4 febbraio.
Giuseppe
Longo, Il centesimo anniversario della morte di Giuseppe
Patiri (1917-2017)”, Sicil-Post Magazine – Rivista della Associazione Nazionale
di Storia Postale Siciliana (A.S.P.S.) Anno XX - n. 40 - Dicembre 2019, p. 9.
Giuseppe
Longo 2020, Quando al Teatro Comunale “Stesicoro” si
festeggiava il Carnevale di Termini Imerese, Cefalunews, 8 maggio.
Giuseppe
Longo 2020, Il Teatro comunale di Termini Imerese e la
storia del Palazzo civico: nuovi studi e scoperte, Cefalunews, 28 giugno.
Giuseppe
Longo 2020, Il Teatro irrimediabilmente perduto: lo
“Stesicoro” nel Palazzo Civico di Termini Imerese, Cefalunews.org, 4 settembre.
Foto
di copertina: Prospetto laterale del Palazzo Comunale di
Termini Imerese ricadente in via Stenio.
Foto
a corredo dell’articolo:
Pianta del Palazzo di
Città antecedente al 1910.
Una delle tre ricevute
della Società del Carnovale, datate 1876., rilasciate a Giuseppe Patiri.
Palazzo di Città, Pianta
piano primo successiva al 1912.
Palazzo Comunale, Pianta
piano primo da “Termini Imerese città romana: itinerario archeologico”
Cartoline:
Cartolina Palazzo Comunale
di Termini Imerese (PA), fine ‘800 inizi ‘900, per gentile concessione di
Francesco La Mantia.
Cartolina, Termini Imerese (PA), Piazza Duomo e Municipio fine 1910, inizi 1920, per gentile concessione di Francesco La Mantia.
Giuseppe Longo
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