Cefalunews, 6 marzo 2017
“Il Carnevale è una festa
per tutti ma nella ricerca delle origini lasciamo in pace i morti!”
Ho avuto modo di
conversare recentemente con lo storico Mario Piraino, Generale dell’Esercito,
nipote prediletto del compianto professor Giuseppe Navarra, quest’ultimo,
figura significativa, profondo conoscitore degli usi e dei costumi della città
imerese, in particolar modo della festa carnascialesca, e autore tra l’altro del
corposo volume (“Termini com’era” GASM, 2000). Durante la piacevole
conversazione ne è scaturito un fruttuoso scambio di opinioni sulla nostra
vetusta città e in particolar modo sul carnevale cittadino. In realtà, in base
a dei particolari inconfutabili, riguardo alla storicità del “nostro” Carnevale
ne emerge e ne avvalora ulteriormente la sua reale natura.
Ma cerchiamo di fare
chiarezza su questa manifestazione ingiustamente definita dai “soliti pochi”,
la più antica di Sicilia. Agli inizi di gennaio in un noto social network,
Piraino aveva manifestato dei dubbi circa il contenuto di una notizia che
veniva veicolata. A rigor del vero le sue domande ignorate dai più risuonavano
così:
[“OTTIMO ARTICOLO, Ma
vorrei sapere in quale scritto il prof. Giuseppe Navarra dice che il carnevale
di Termini è il più antico di Sicilia?”].
E ancora: [“Vi assicuro
che al sottoscritto, nei nostri frequenti discorsi, non lo ha mai detto. Anzi,
parlava di origini nei teatri palermitani per la nobiltà anche inglese”].
Infine: [“Gli studiosi
sanno bene chi era il nemico “napulitano” dei baroni siciliani da sbeffeggiare
e bruciare!”].
Or dunque, sulla base
delle mie ricerche e illuminato anche dallo stesso Piraino, a festa conclusa,
voglio ribadire e fare un’ulteriore chiarezza. In realtà, appare ormai chiaro
ed evidente che il nostro carnevale non è il più antico di Sicilia, bensì
rientra a tutti gli effetti nell’albo dei “Carnevali più antichi d’Italia”. Ed
è più saggio riconoscerlo, anziché attraverso la campagna mediatica fallace,
tentare di rendere possibile una storia impossibile. E’ curioso di per sé che
si continui imperterriti nel far credere che il carnevale di Termini Imerese
non abbia concorrenti.
A coloro i quali
perseverano su tal eccessivo campanilismo, voglio invitarli a fare questa
riflessione: “Essere custodi di un carnevale, uno dei più antichi d’Italia, non
significa sminuire una festa che dura a Termini Imerese sin dalla seconda metà
del XIX secolo, anzi, ci inorgoglisce, poiché la tradizione che era nata sin dall’Ottocento
a Palermo e che purtroppo è scomparsa, noi termitani l’abbiamo ereditata e
tramandata nella nostra città fino ad oggi, e che giustamente in larga misura
il nostro carnevale è anche il carnevale dei palermitani.
Malgrado ciò qualcuno non
fosse ancora convinto e potrebbe avallare qualche piccola sottigliezza,
affermando che lo status di storicità di un evento” si basi su una tradizione
cronologicamente ininterrotta, per lo spauracchio di vedersi “rubare un
primato”, con tutto il cuore vi dico: abbiate la gentilezza di voltare pagina
una volta per tutte.
Mi auguro che il nuovo
Assessore non cada nuovamente nell’errore dei suoi predecessori e che prenda
atto di questa marchiana discriminazione. Ciò premesso, e confermando che
oramai questa storia è già un capitolo chiuso, voglio riportare testualmente il
colloquio che ho avuto con il Generale Mario Piraino che gentilmente ha
risposto alla mia domanda a proposito delle sue conversazioni avuti con lo zio
Giuseppe Navarra, in merito al Carnevale di Termini Imerese.
«Il Carnevale è una festa per tutti ma nella ricerca delle origini
lasciamo in pace i morti! Nelle mie frequenti conversazioni con il Professor
Giuseppe Navarra che tutti sanno essere mio parente e con il quale ho trascorso
piacevolmente la mia gioventù, posso certamente affermare che non si è mai
parlato del Carnevale di Termini Imerese come il più antico di Sicilia, semmai,
lui mi parlava di queste manifestazioni carnascialesche che si svolgevano
sicuramente nei teatri palermitani, a partire dalla seconda metà
dell’Ottocento, per coloro i quali potevano permetterselo.
Circa
al riferimento alle maschere napoletane che poi alla fine venivano bruciate,
era chiaramente riferito a uno sbeffeggiamento dei regnanti di casa Borbone del
tempo. Un modo come un altro per opporsi senza subire ritorsioni alla tirannide
dei regnanti che con le loro tasse pagate in buona quantità dai baroni
siciliani saccheggiavano la Sicilia per fare cose belle a Napoli e dintorni.
Quindi,
quanto avveniva nei teatri palermitani fu mutuato nello stesso periodo di
fermento antiborbonico anche a Termini Imerese dove, giusto per ricordarlo, gli
sgherri borbonici opprimevano la popolazione e che dopo il 1849 Giuseppe La
Masa era costretto all’esilio.
E successivamente il comandante della polizia borbonica il feroce sgherro Salvatore Maniscalco veniva ad arrestare il sacerdote Gregorio Ugdulena, la domenica, dopo che aveva detto messa, trascinandolo in catene nel carcere di Favignana».
Bibliografia Sitografia:
Arturo
Lancellotti, 1951 “Feste tradizionali”, Società
Editrice Libraria.
Giuseppe
Longo, 2012 “Giuseppe Navarra e il Carnevale di Termini
Imerese”, Cefalunews, 20 settembre.
Giuseppe
Longo, 2016 “Il Carnevale di Palermo: una storia lunga
almeno cinquecento anni”, Cefalunews, 22 giugno.
Giuseppe
Longo, 2016 “Il Carnevale di Termini Imerese: un’antica
eredità venuta da Palermo?”, Cefalunews, 6 novembre.
Foto
di copertina: Carnevale di Termini Imerese XX secolo.
Collezione privata
Foto
a corredo dell’articolo:
Carnevale di Palermo 1906,
da Arturo Lancellotti, “Feste tradizionali”, Società Editrice Libraria, 1951.
Da sinistra, Carnevale di Palermo 1906, Carnevale di Termini Imerese XX sec.
Giuseppe Longo
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