lunedì 27 gennaio 2025

I Nanni del Carnevale di Termini Imerese, la réclame pubblicitaria della manifestazione e le “veline”

Giornale del Mediterraneo, 27 gennaio 2025

I simboli iconici del Carnevale di Termini Imerese sono le due maschere che simboleggiano i due “vecchi”: il Nannu e la Nanna (N.d.r. il nonno e la nonna), e rappresentano rispettivamente: la personificazione dello stesso Carnevale, il quale subisce alla mezzanotte dell’ultimo martedì grasso il rituale rogo, e l’alter ego femminile del Nannu. (1).

Le maschere termitane, antico retaggio del Carnevale di Palermo (2), indossano ancor oggi un abbigliamento codificato nelle vesti nel XIX secolo, quale attardamento stilistico di schemi tardo settecenteschi (3). Tuttavia, pur contribuendo a far luce già da parecchio tempo, circa le origini di questa nostra principale manifestazione folcloristica, mi sono casualmente imbattuto su uno dei numerosi “Giornalini fai da te” promozionali sul carnevale termitano e per curiosità, sfogliandolo, mi sono soffermato su un scritto (redatto dalla Cooperativa “Recupero e Tutela” di Termini Imerese) che all’epoca diede anch’essa il suo apporto per il format del “Carnevale di Termini Imerese ’90”, svoltosi nella cittadina dal 22 al 27 febbraio. Devo sinceramente ammettere che il testo preso in esame, mantiene quella propria forma adamantina: vera, schietta, genuina e legittima (che oramai da tanto tempo manca in questo supporto cartaceo di propaganda commerciale), relativa all’origine del carnevale imerese. Peculiare è il suo contenuto, dove emerge l’assenza di definizioni e tormentoni pubblicitari che sono stati, e saranno poi al divenire, una costante solfa nella promozione della nostra kermesse. Ritornando a questo testo, giustamente anacronistico, giacché è comprensibile che trentacinque anni fa coloro (estensore/i) che effettuarono le ricerche in nuce, non potevano mai immaginare ciò che emerse sulla vita dello storico e poligrafo Giuseppe Patiri, e i risvolti che si originarono sulla base delle elaborate ricerche e sulle nuove scoperte documentarie (4). Le nuove indagini effettuate dallo scrivente a partire dal 2010 hanno provocato, è il caso di dirlo, un vero e proprio “terremoto” tra coloro che per decenni hanno sbandierato, e continuano pervicacemente a sbandierare, lo slogan del più “Antico  Carnevale di Sicilia”, alimentando una sterile gara tra le cittadine siciliane relativa a tale presunto primato.

Altra caratteristica peculiare dei passati depliants, furono (e lo sono anche di recente), le dichiarazioni che fanno capo a generazioni di amministratori locali i quali ignari, presero per oro colato, le “veline” che gli furono propinate dagli “pseudo storici del carnevale”, così facendo, si resero inconsapevolmente responsabili di aver partecipato anche loro, a divulgare un “carnevale nuovo e inventato”, ammantandolo di un’aura di presunta “scientificità”, mentre vengono disattesi i minimi standards di ricerca. Infatti, l’intentodei propugnatori di questo archeologismo del “Carnevale più antico”, fu quello di istituzionalizzare i loro racconti favolistici […] frutto di teorie o metodologie che pretendono di essere storiche ma che non rientrano nelle regole e nelle convenzioni del metodo storico […] e in tal modo da farli passare per “veri” (5) (6).   

Propongo quindi ai lettori il testo stilato della sopraccitata Cooperativa. Prima di ciò, mi preme sottolineare che nel passato era invalsa la consuetudine di introdurre nella manifestazione l’arrivo dei Nanni a Termini attraverso un finto “viaggio”. Questa graziosa usanza, è stata dallo scrivente trattata attraverso una serie di articoli (7) (8) (9) nei quali si evidenziava l’uso di far giungere dal loro viaggio le simpaticissime maschere, nella zona di “Termini bassa”: sia al Porto, sia alla Stazione Ferroviaria, mentre relativamente a “Termini alta”  gli arzilli vecchietti entravano dallo “stradone” di Caccamo, dal Piano di S. Antonio, attraverso la Porta di Girgenti (odierna Agrigento), detta anche, per l’appunto di Caccamo.

Eccovi, qui di seguito, il testo: 

«La più importante festa folkloristica di Termini Imerese è quella del Carnevale, che ha origini molto antiche e si ricollega a riti propiziatori ed a baccanali pagani, che una volta precedevano la Quaresima. I riti dionisiaci sono più che presenti e ne costituiscono il motivo essenziale. In Termini Imerese, il Carnevale è anche simboleggiato nella figura della Nanna, contrariamente a quanto avviene nel resto della Sicilia, in cui la figura centrale è soltanto il Nannu. Mentre questi può identificarsi con il Carnevale stesso che viene bruciato appunto alla mezzanotte di martedì precedente le ceneri per significare il subentrare della Quaresima, la Nanna viene identificata da alcuni come la Quaresima mentre per gli altri rappresenta il simbolo dell’abbondanza e della propiziazione per la futura primavera.

Il Nannu finisce nel rogo quasi a significare che il tempo dell’allegria è passato e subentra quello della penitenza. Ma se la Nanna di Termini può simboleggiare il dolore e la penitenza della Quaresima, essa più si avvicina alla figura propiziatoria, che si riscontra in altre feste popolari come la Befana o la “Vecchia” delle Madonie, che alla fine dell’anno lascia doni propiziatori per l’anno nuovo.

La Nanna di Termini Imerese può quindi rappresentare nello stesso tempo il simbolo della penitenza e della propiziazione, e non è improbabile che in origine sia stata l’una  e l’altra. Essa accompagna il Nannu nelle festose baldorie di coriandoli, stelle filanti, confetti e caramelle che durante il percorso vengono dai carri gettati alla folla.

Il periodo che precede il Carnevale è caratterizzato da una serie di scherzi che i ragazzi vestendosi in maschera fanno per le strade; si armano di petardi (assicuta fimmini) e il loro bersaglio preferito sono le ragazze. In questo periodo anche la cucina ha le sue ricette particolari come i “maccaruna cu sucu” conditi con carne di maiale e salsiccia; i dolci caratteristici quali i cannola ripieni con crema di latte o di ricotta e i ravioli. Ma ciò che fa del Carnevale di Termini Imerese uno dei Carnevali più famosi della nostra Isola sono le “carrozzate”; ogni anno le varie maestranze cominciano a lavorare già quattro mesi prima ottenendo come risultato come risultato carri rappresentanti le tematiche e i personaggi del tempo.

Il corteo risulta costituito da carrozzate che precedono il carro del Nannu e della Nanna che sono i due protagonisti della festa del Carnevale. Entrambi hanno una maschera fissa che due persone vestono facendo le loro veci. Il Nannu è un vecchio allegro e rubicondo con una giacca damascata azzurra a frange, una cravatta a fiocchi, panciotto, calzoni, calzettoni bianchi, scarpe e bastone; con la mano sinistra agita un fazzoletto rosso salutando allegramente la folla.

La Nanna è una vecchia alta, magra e allampata con un cappello ricco di trine, una veste azzurra damascata tutta fronzoli e merletti.

Il Carnevale comincia la domenica precedente le Ceneri a termini bassa (in Corso Umberto e Margherita) dove hanno luogo per la prima volta le sfilate dei carri allegorici che costituiscono una particolare attività delle maestranze locali le quali gareggiano per assicurarsi il 1° premio. L’ultimo giorno del Carnevale, ovvero il martedì, ha luogo a Termini alta con spari di mortaretti verso la mezzanotte e il rogo del nonno.

Il corteo carnevalesco, formato dai pupazzi appiedati molti dei quali sono gruppi spontanei folkloristici che rappresentano una tematica ben precisa e dai carri allegorici, attende l’arrivo dei “Nanni” che dopo un finto viaggio arrivano con un treno speciale alla stazione ferroviaria o al porto con un bastimento. Per le carrozzate di Termini alta si fanno, invece, provenire da Caccamo in automobile. Appena arrivati i “Nanni” prendono il posto d’onore su un carro festosamente addobbato (in genere rappresentato da una carrozza trainata da cavalli stile Settecento) e preceduti dal corteo tumultuoso e folleggiante delle maschere, e quindi fanno trionfalmente il loro ingresso in città.

La sfilata da alcuni anni avviene solo lungo i due corsi principali della città (per Termini bassa tale percorso è rappresentato dal corso Umberto e Margherita per Termini alta invece dal corso Vittorio Amedeo e via Mazzini) dal momento che l’altezza e l’ampiezza dei carri è tale da doversi preventivamente spostare i fili della luce elettrica per farli passare. Ve ne sono alcuni alti più di sei metri. Qualche volta si tratta di autocarri di legno ancora più ampi costruiti a quattro o più ruote e trainati da trattori. Una folla tripudiante dalle vie, dai balconi fa da cornice scenografica a questa suggestiva sfilata di maschere.

Il popolo non è solo spettatore ma attore. Chiunque si sente in vena di lanciare coriandoli e di riceverne. Ragazzi e ragazze con maschere, cappelli di carta, abiti settecenteschi, girano come forsennati tra la folla e urtando, spingendo, assordano con trombette e fanno un fracasso indiavolato, scherzi e burla tutto in nome dell’allegria e della spensieratezza.

L’ultimo carro della sfilata è quello dei “nanni”. Viene dietro una turba di ragazzi bramosi di afferrare qualche pacco di confetti che il nonno, la nonna ed alcuni nipoti vestiti da “lacchè” lanciano continuamente sui balconi e tra la folla assieme a fiori e coriandoli. Anche i carri che precedono lanciano fiori e coriandoli. Allegro e sorridente il Nannu intanto saluta tutti agitando le braccia e il gran fazzoletto, e muovendo un po’ dappertutto il suo solenne testone, manda baci con la mano alle “belle nipotine” che lo salutano dai balconi.

La cara “nonnina” fa lo stesso agitando nella mano un grosso fiore, o un fine fazzoletto di trina.

Il fiore è un bel fiore di broccolo intrecciato con rubicondi ravanelli che prima il caro sposo le aveva dato in segno del suo affetto.

La sfilata del martedì si conclude in Piazza del Municipio, e qui dal palazzo del Municipio si annunzia con i microfoni sul palco l’assegnazione dei premi ai carri migliori classificati. Mentre la folla attende impaziente, sul palco allestito per l’occasione, si esibiscono i gruppi folkloristici in balli, canti, in una fantasmagorica di colori e luci.

Il Nannu ha le ore contate. Ma prima di morire vuol far leggere il suo testamento con il quale egli lascia i “nipoti” eredi universali di tutti i suoi beni.

Lascia la bilancia ai macellai perché pesino giusta la carne, il piccone al Municipio perché si decida ad aggiustare quella tale strada dove il “povero” Nannu, passando, si stava rompendo l’osso del collo.

Il testamento è un’ottima occasione per mettere alla berlina senza misericordia istituzioni e persone del paese alludendo a difetti e manchevolezze, criticando con libertà vizi e sorprusi, cosa che in altre occasioni non sarebbe stato possibile.

Fino a pochi anni addietro si facevano allusioni anche a singole persone, mettendo fuori, come si suol dire, i panni sporchi, rivelandone in pubblico colpe e difetti.

Lo sbandierare i difetti e gli affari intimi dei concittadini causava però incresciosi episodi,, per cui venne proibito fare riferimento a fatti personali privati, e quindi si passò ad una satira controllata che colpiva singole categorie sociali come assessori comunali, medici, avvocati, negozianti. Oggi è stata abbandonata la tradizione di redigere il testamento del Nannu, che costituiva la parte centrale e conclusiva del Carnevale, però nel 1989 la tradizione è stata nuovamente ripresa.

La lettura del testamento viene fatta nella stessa Piazza del Municipio da un uomo che fa le veci del “Nannu”, il quale nel testamento parla in prima persona. Dopo di che per il “Nannu” del Carnevale si appressa alla fine: al tramonto un fantoccio che lo rappresenta sarà bruciato nella setssa piazza; le sue fiamme rischiareranno per un po’ la facciata della CATTEDRALE E GLI EDIFICI CIRCOSTANTI DOPO TUTTO SI SPEGNE E IL CARNEVALE E’ MORTO. Ma la festa non finisce così perché fino a tarda notte si continua a ballare, a suonare e scherzare. Gli elementi essenziali del Carnevale sono 4; il Nannu, la sfilata delle maschere, il Testamento del Nannu. Questi quattro elementi servo a testimoniare il carattere originale del Carnevale, che come ha messo in luce il Toschi trova la sua origine in antichi riti pagani di rinnovamento.

Il Nannu è il protagonista fondamentale, colui che in Sicilia personifica il Carnevale stesso. Nel significato originario il Carnevale non è altro che l’anno che muore e con lui se ne va tutto ciò che è “vecchio e malato”. Ecco perché in Sicilia esso è personificato nella figura del Nannu, infatti nella mentalità primitiva e popolare opera l’idea che si può eliminare il male trasferendolo sopra un oggetto, sopra una bestia, sopra una persona ed anzi concentrando tutti i mali della comunità, così basta sopprimere questo personaggio in cui si sono accumulati i mali di tutti e il popolo diventa puro e sano.

Il vecchio nonno che viene ucciso è è dunque quello che per i romani era Veturio Mamurio, i re dei Saturnali il vecchio di dei raccolti, che veniva scacciato perché ormai non più valido per la crescita dei nuovi. Accanto a questo personaggio troviamo la Nanna.

Essa non rappresenta la Quaresima bensì la moglie del Nanno. Quindi nessun contrasto avviene a Termini tra questi due personaggio che anzi vanno d’accordo e si fanno anche carezze. Il PITRE’ considera la maschera della Nanna come un fatto isolato, capriccioso, creazione di cattivo gusto che in Sicilia non ha nessun fondamento. Tuttavia la Nanna, è anche intesa come Quaresima, per cui resta sempre una figura estranea allo spirito originario del Carnevale stesso.

Se il Carnevale è infatti nel suo significato originario un rito di rinnovamento, la Quaresima invece, sinonimo di morte, è identificabile come un arresto delle forze vitali e quindi contrario al carattere originario del Carnevale inteso come rito propiziatorio. E’ ai primi del 1900 che dobbiamo far risalire la storia del Carnevale termitano intesa come manifestazione organizzata e diretta da un comitato.

Il primo comitato organizzativo sorse a Termini nel 1911, ma già alcuni anni prima varie maestranze costruivano carri di una di una certa portata con programmi abbastanza nutri di numero. Scopo di tali festeggiamenti era la beneficenza, infatti con i ricavati del Carnevale del 1906 (il cui programma porta come titolo: Società del Carnevale anno 3°) si potè allestire in Termini il grande salone dormitorio dell’Ospizio di mendicità “Umberto I°”. Da allora il Carnevale di Termini ha fatto molta strada, ed oggi è una delle più belle manifestazioni del genere che si fanno in Sicilia.

Il Carnevale odierno è molto cambiato quindi rispetto al passato. Infatti si viveva l’esplosione della festa carnevalesca con incontri serali (in particolare “i sabatini”) che precedevano la settimana di carnevale. Le maschere, allora andavano in giro, bussavano alla porta da dove veniva fuori un suono, l’accompagnatore si presentava, si chiedeva un ballo, poi una manciata di coriandoli, qualche semplice scherzo e, via alla ricerca di un altro luogo, di altra casa. Il primo vero appuntamento era il “giovedì grasso” che si santificava con i “maccarruna na maidda”, che la nonna e la mamma preparavano con i “busi” qualche giorno prima per “annegare”, poi, tutto in un succoso ragù. Era allora il periodo “romantico” del nostro Carnevale, che esplodeva gioioso e pazzo. Ai vecchi “carnavalari” si sono aggiunti, da alcuni anni, le giovani maestranze. Loro hanno appreso i segreti di modellare la creta e lavorare la cartapesta. Grazie a loro, la satira, dopo mesi di lungo e intenso lavoro prende corpo e consistenza. Qui il Carnevale è cultura, storia, leggenda, satira, fantasia, folklore, allegria, musica, colore, tradizione popolare e rito».

Note:

(1) Giuseppe Longo, Gli albori del Carnevale di Termini Imerese La “Società del Carnovale, Sicilia Tempo anno XLVIII n.470, 2010

(2) Giuseppe Longo 2017, Le maschere carnascialesche di Termini Imerese, antico retaggio del Carnevale di Palermo, Cefalunews, 23 aprile.

(3) Giuseppe Longo 2015, Una coppia alla moda: U' Nannu e A' Nanna, Cefalunews, 2 novembre.

(4) Giuseppe Longo 2019, La rivincita della “vera” storia del Carnevale Termitano, Cefalunews, 19 gennaio.

(5) Giuseppe Longo 2023, Il nuovo imperativo del 2023: buttiamo un quarantennio di fake news sul Carnevale di Termini Imerese! Cefalunews, 11 gennaio.

(6) Giuseppe Longo 2025, Termini Imerese: il 27 febbraio spegneremo 149 candeline per il nostro Carnevale, 24 gennaio.

(7) Giuseppe Longo 2024, Usanze e costumi del tempo che fu: Termini Imerese e i ponti succedanei, denominati da lavata râ lana e i “Nanni” di Carnevale, Giornale del Mediterraneo, 1 agosto.

(8) Giuseppe Longo 2024, Termini Imerese, “U’ ponti da lavata râ lana” per antonomasia ed i nostalgici Nanni di Carnevale di un tempo, Giornale del Mediterraneo, 18 luglio.

(9) Giuseppe Longo 2020, I Nanni del Carnevale di Termini Imerese a diporto alla “lavata râ lana”, Cefalunews, 29 aprile.

Bibliografia consultata dalla Cooperativa “Recupero e Tutela” di Termini Imerese

Luigi Ricotta, Aspetti del folklore di Termini Imerese. Tesi di Laurea 1956-57, Palermo.

G. Giacomazzi & G. Corrieri, Paesi di Sicilia, Termini Imerese, Istituto Bibliografico Siciliano.

Opuscoli del Carnevale 1989.

Giuseppe Pitrè, Usi e Costumi, Credenze e Pregiudizi del Popolo Siciliano, Firenze 1939, vol. I

P. Toschi, Inserto al folklore siciliano (italiano), vol. I

Bibliografia e sitografia:

Giuseppe Pitrè, “Usi e costumi credenze e pregiudizi del popolo Siciliano”. Volume I, Palermo, 1889.

Giuseppe Navarra, Termini com’era GASM, 352 pp. 2000.

Luigi Ricotta - Aspetti del folklore di Termini Imerese, Università degli Studi di Palermo, Facoltà di Lettere, Relatore prof. Giuseppe Cocchiara, A.A. 1956-57, Tesi di Laurea inedita, 268 p.

G. Giacomazzi & G. Corrieri, Termini Imerese Collana Paesi di Sicilia, IBIS, 78 p. 1965.

Giuseppe Longo 2012, Intervista al prof. Luigi Ricotta sul Carnevale di Termini Imerese, MadonieLive, 17 settembre.

Giuseppe Longo 2012, Giuseppe Navarra e il Carnevale di Termini Imerese, Giornale del Mediterraneo, 20 settembre.

Giuseppe Longo 2018, Il quartiere fuori Porta Palermo e l’infondata “leggenda” dell’origine del Carnevale di Termini Imerese, Cefalunews, 24 agosto.

Giuseppe Longo 2019, Riflessioni sulla festa carnascialesca di Termini Imerese l’erede indiscussa dell’antico Carnevale di Palermo,  Cefalunews, 4 febbraio.

Giuseppe Longo 2017, Il Carnevale di Termini Imerese non è il più antico di Sicilia, Cefalunews, 6 marzo. 

Giuseppe Longo 2018, Il binomio Palermo-Termini, tra porte civiche, manifestazioni carnascialesche e “gustose” leggende metropolitane, Cefalunews, 22 dicembre.

Giuseppe Longo 2021, Carnevale antico di Termini Imerese sin dal 1876, Cefalunews, 1 febbraio.                                          

Giuseppe Longo, Appello per rilanciare la figura di Giuseppe Patiri, referente di Giuseppe Pitrè a Termini Imerese ed epigono del carnevale cittadino, Cefalunews, 25 febbraio 2021.

Giuseppe Longo 2022, QUANDO FINIRÀ LA TELENOVELA DEI NAPOLITI PRESUNTI PADRI FONDATORI DEL CARNEVALE TERMITANO ? Cefalunews, 24 febbraio.

Giuseppe Longo 2023, Carnevale di Termini Imerese: la fiaba obsoleta dei Napoliti, con una nostra retrodatazione all’Epigravettiano superiore, Cefalunews, 25 gennaio.

Giuseppe Longo 2024, Le iniziative del Giornale di Sicilia e della Gazzetta del Sud. E il nostro ricordo su Giuseppe Pitrè e Giuseppe Patiri, Giornale del Mediterraneo, 30 novembre.

Foto di copertina: Carnevale di Termini Imerese, anni Sessanta del XX sec. Foto di proprietà del compianto Cav. Antonino Indovina.

Foto a corredo dell'articolo:

I "Nanni" dei carnevali di Palermo e Termini Imerese.

Nelle foto da sinistra:

Carnevale di Palermo 1906, carro dei "Nanni" da Arturo Lancellotti, “Feste tradizionali.

Al centro:

Carnevale di Palermo 1931 carro dei “Nanni” dal giornale L’Ora, 13 febbraio.

Carnevale di Palermo, carro dei Nanni (anni 30’ del XX secolo). Ph. Rosario La Duca.

L'ultima a destra Carnevale di Termini Imerese, carro dei Nanni (anni '30 del XX secolo). Collezione privata.

Carnevale di Termini Imerese anni Settanta.

Carnevale di Termini Imerese, anni Settanta. Palazzo Comunale, i “Nanni”, lettura del Testamento.

Lapide posta sul prospetto di questo ex dell’Ospizio di Mendicità “Umberto I”. Ph. Antonio Annibale.

“COL CONTRIBUTO DELLA CARITA’ CITTADINA / IL COMITATO DEL CARNEVALE / NE AMPLIO’ I LOCALI / DAL 1904 AL 1907 / MOSTRANDO / COME ACCOPPIAR SI POSSA / ALLA BENEFICENZA IL DILETTO”.

Giuseppe Longo

www.gdmed.it

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