Giornale del Mediterraneo, 30 novembre 2024
Lo scorso ottobre, il Giornale di Sicilia e la Gazzetta del Sud hanno dato avvio a un’importante iniziativa. Infatti, ogni due settimane e per quattro mercoledì (a partire dal 9 ottobre; a seguire il 23 ottobre, poi il 6 novembre, e infine il 20 novembre), insieme ai due quotidiani sono stati distribuiti in abbinamento (singolarmente e in numero complessivo di quattro volumi), il conosciutissimo “Usi e costumi, credenze e pregiudizi del popolo siciliano”; scritto da uno dei più grandi autori della nostra isola, ovvero, l’etnologo Giuseppe Pitrè (1841 - 1916), il fondatore della scienza folcloristica in Italia. Infatti, il Pitrè, diede inizio ai primi studi scientifici sulla cultura popolare italiana e curò le prime raccolte di fonti orali del vasto patrimonio linguistico siciliano, dando avvio agli studi etnografici sul territorio nazionale.
I tomi, riproposti dalla
casa editrice “Edizioni Grifo” (1)
costituiscono, i numeri che vanno dal 14 al 17, e che in origine furono
pubblicati rispettivamente negli anni 1877, e 1878, i quali, fanno parte
integrante della collana intitolata: “Biblioteca delle tradizioni popolari
siciliane”, composta complessivamente di venticinque volumi, pubblicati fra il
1871 e il 1913.
E’ senz’altro meritevole
d'attenta analisi, l’introduzione della Prof.ssa Loredana Bellantonio che
accompagna questa recente riproposta editoriale, di cui ho estrapolato per i nostri
lettori i contenuti salienti (2)
che, in un certo qual modo, hanno un riscontro al caso nostro, e che fanno pendant
alle “castronaggini” che circolano a Termini Imerese sul Carnevale locale,
scorrettamente definito “Il più antico di Sicilia” da parte di alcuni sedicenti
storici. Ma lasciamo parlare la studiosa:
[…] Nonostante il non celato campanilismo di Pitrè, tutte le opere che
costituiscono la “Biblioteca” furono realizzate con criteri “scientifici”,
perché ambiva ad una “oggettività”, in aderenza al positivismo, con accurate
indagini anche di tipo storico, corredate da numerose varianti e riscontri,
quasi a significare che quel sapere aveva una doppia valenza: da un lato
indicava una specificità territoriale, un sapere che si potrebbe definire oikotipico, legato a particolari
ambienti, eventi storici ed accadimenti di vario genere; dall’altro s’inseriva
in un più articolato circuito di scambi e di prestiti tra i vari popoli, in un
dialogo tra genti di culture differenti, in una circolarità ermeneutica, che
arricchiva e rinnovava la cultura tradizionale. Tradizione e innovazione sono,
quindi, i termini entro i quali si muoveva, e si muove, non solo la cultura
popolare, ma tutta la cultura, anche quella contemporanea che seppur
apparentemente lontana da quella di più di un secolo fa descritta nei quattro
volumi, tradisce le sue antiche radici. Usi
e costumi opera dedicata a Salvatore Salomone Marino, medico anch’egli,
collaboratore, amico e cofondatore degli studi demologici in Sicilia, descrive
la weltanschauung, cioè la visione
del mondo del popolo siciliano o, per dirla con Pitrè, del “popolino”, termine
non dispregiativo, ma con riferimento immediato alla dimensione non aulica
della cultura, cioè a quella popolare. Pitrè impiegò vent’anni per raccogliere
il materiale necessario alla pubblicazione dei quattro volumi e, come sua
abitudine, ottenne la maggior parte delle informazioni di “prima mano”,
dialogando incessantemente con gli informatori, pratica nella quale era
avvantaggiato dal suo essere medico condotto. La sua metodologia di raccolta
era improntata, almeno così dichiarava, a non alterare i testi della tradizione
orale, anticipando quello che qualche anno dopo diverrà, nell’ambito della
ricerca antropologica, un vero e proprio credo: cogliere il punto di vista dei
nativi, ossia documentare la vita e il pensiero senza interpolazioni o
alterazioni da parte dell’antropologo/ricercatore. “Fare parlare il popolo
minuto” - affermava Pitrè - “il solo depositario delle sue tradizioni”. Se ne
deduce un profondo rispetto per quella cultura popolare” spesso poco nota o
ignorata del tutto. Il lettore troverà, inoltre, che la tradizione orale e la
descrizione degli usi e delle pratiche, spesso sono suffragate da riscontri con
la tradizione scritta, con la storia, o mediante il ricorso a diaristi,
testimoni oculari degli eventi descritti; la qual cosa, oltre ad attestare
l’antichità di una pratica o di una credenza, consentiva al demologo di
spiegare fatti complessi o, apparentemente, insensati. Per il resto del
materiale si servì di collaboratori, letterati o demologi che, dietro precise
indicazioni di Pitrè, reperivano informazioni su quanto richiesto. Nonostante
il fatto che la materia presentata sia prettamente legata alla Sicilia - cosa
che, in un certo senso agevola il lettore siciliano - essa è presente, o quanto
meno lo è stata, un po’ dovunque specialmente nell’Italia del Sud, con le
specifiche varianti linguistiche e con una maggiore o minore ricchezza di dati
e di manifestazioni […].
In realtà, il Pitrè si
avvalse della collaborazione di apprezzati e rinomati referenti sparsi per la
Sicilia, e, quindi, anche del nostro concittadino, il Prof. Giuseppe Patiri
(1846 - 1917) paletnologo, etnologo e studioso di storia locale. Infatti, il
Patiri fornì all’etnologo palermitano le informazioni inerenti al folclore di
Termini, anch’esse essenziali per la realizzazione della sua grandiosa opera
intellettuale. Infatti, significativa è la dichiarazione della pronipote del
Patiri (3), (4), la quale, tra l’altro (anche riguardo al carnevale di Termini
Imerese) ci ha informato sulla forma mentis del prozio, nell’affrontare
le sue ricerche storiche con peculiarità quasi maniacale e minuziosa. Proprio,
siffatta qualità specifica, gli invalse l’annovero nella équipe di studio
del Pitrè. Giova qui ricordare, altresì, il richiamo all’illustre etnologo
palermitano, riguardo la dichiarazione di uno fra i maggiori studiosi di storia
delle tradizioni popolari e del folklore, l’antropologo Giuseppe Cocchiara (suo
discepolo), citata nell’introduzione a cura dell’Istituto Ricerche Studi Arte
Popolare “Agrigentum” (I.R.S.A.P.), e di cui mi pregio riportare:
[…] Giuseppe Pitrè, fu il più importante raccoglitore e studioso di
tradizioni popolari, e la Sicilia deve essere grata perché - come ha
sottolineato Giuseppe Cocchiara, già preside della Facoltà di Lettere a Palermo
- la sua opera monumentale resta pietra miliare per la ricchezza e la vastità
d’informazioni nel campo del folklore, in cui nessuno ha raccolto, come e
quanto lo scrittore palermitano [...].
Comunque, è notorio che il
Pitrè fu Presidente della Società Siciliana di Storia Patria, della Reale
Accademia di Scienze, Lettere e Belle Arti di Palermo, nonché Senatore del
Regno d’Italia. Poi, dal 1910 sino alla sua morte, insegnò Demopsicologia
nell’Università di Palermo. Lo studioso palermitano, fu autore della suddetta
“Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane”, che volle dedicare proprio al
suo grande amico e collega (anch’egli medico), Salvatore Salomone Marino.
Tuttavia, mio malgrado,
devo affermare che a Termini Imerese ci sorprende molto che la figura del
Patiri, sia ancora ammantata da un’aura di malcelato silenzio, e lo si estranei
volutamente dal contesto della storica manifestazione carnascialesca. Lui, che
elaborò (dopo la stesura del primo volume del Pitrè “Usi e costumi credenze e
pregiudizi del popolo siciliano”), il proclama relativo ai festeggiamenti
carnascialeschi della sua cittadina, svoltosi, domenica di Carnevale del 27
febbraio 1876 (5). Tra l’altro,
continuo a considerare, come scrissi sul nostro benemerito Patiri poiché egli
ha contribuito a “scoprire altari”, mettendo fine a quei racconti “favolosi”,
propinati e divulgati persino dai mass media, perciò è difficile per alcuni
farsene una ragione.
La figura del nostro
studioso, era e continua ad essere una figura “scomoda”, per il suo sincero e
disinteressato anelito di rivalutazione della propria patria nel panorama
socio-culturale della Sicilia.
Infatti, sedicenti
storici, spacciano il Carnevale di Termini Imerese per il più antico di
Sicilia. Tutta questa orchestrazione funzionale a portare avanti uno slogan
privo degli opportuni riscontri documentari e senza gli strumenti della moderna
ricerca demologica, ci fanno venire in mente la celebre frase: bazzecole, quisquilie, pinzillacchere,
di Antonio De Curtis in arte Totò in “Chi si ferma è perduto”.
Note:
(1) Edizioni Grifo -La Sicilia che non ti aspetti con le sue millenarie tradizioni. Bella e
importante iniziativa del Giornale di Sicilia e della Gazzetta del Sud che da
domani Mercoledì 9 ottobre distribuiranno in abbinamento ai quotidiani un’opera
in quattro splendidi volumi scritta da uno dei più grandi autori siciliani di
sempre: Giuseppe Pitrè. L’Autore con l’opera Usi e costumi, credenze e
pregiudizi del popolo siciliano ci accompagna attraverso le tradizioni popolari
isolane. Il primo volume, con una magistrale presentazione della professoressa
Loredana Bellantonio, dell’Università di Palermo, sarà distribuito a partire da
mercoledì 9 ottobre e tratterà i seguenti argomenti: Il carnevale, le
tradizioni cavalleresche popolari, sonatori e balli, le voci dei venditori e delle
campane, costumi ed utensili, i zolfatai, il mare, la barca, i pescatori.
Seguiranno gli altri 3 volumi con cadenza quindicinale: il volume secondo
uscirà a partire da Mercoledì 23 ottobre (Le nozze, la nascita, la morte, il
comparatico, la mafia e l’omertà, i gesti, i soprannomi, le imprecazioni, i
giuramenti, i saluti); il terzo volume il 6 novembre (Astronomia, meteorologia,
agricoltura, botanica, zoologia); il quarto e ultimo volume mercoledì 20
novembre (Esseri soprannaturali e maravigliosi, persone e cose fauste ed
infauste, i tesori incantati, usi e credenze dei fanciulli, credenze e
superstizioni varie). Insomma un’opera unica nel suo genere che nessuna regione
italiana ha mai avuto e che ci fa conoscere le vere radici dell’essere
siciliano. Quattro libri che non possono mancare nelle librerie dei veri
siciliani.
(2)
Loredana Bellantonio 2024. Presentazione ad Usi e costumi credenze e
pregiudizi. In Prefazione ad Usi e costumi, credenze e pregiudizi del popolo
siciliano (pp. 3-8). Lecce: Edizioni Grifo 2024.
(3)
Giuseppe Longo 2018, “Chi di Carnevale colpisce… di Carnevale perisce…”,
Cefalunews, 28 gennaio.
(4)
Giuseppe Longo 2022, Giuseppe Patiri: Esempio elevato d’amor patrio e “secura”
signorilità termitana, Cefalunews, 13 dicembre.
(5)
Giuseppe Longo 2017, “Proclama” del 1876 di Giuseppe Patiri per la Società del
Carnovale, in Termini Imerese, Cefalunews, 7 ottobre.
Bibliografia e sitografia:
Giuseppe
Longo 2012, Giuseppe Cocchiara un poliedrico etnologo
siciliano, Giornale del Mediterraneo, 5 ottobre.
Giuseppe
Longo 2016, Cento anni fa moriva il folclorista Salvatore
Salomone Marino, Giornale del Mediterraneo, 17 marzo.
Giuseppe
Longo, 2022, La “preistoria” del Carnevale Termitano e
l’attività dell’Accademia Euracea agli inizi dell’Ottocento, Cefalunews, 29
giugno.
Giuseppe
Longo 2023, Il nuovo imperativo del 2023: buttiamo un
quarantennio di fake news sul Carnevale di Termini Imerese!, Cefalunews, 11
gennaio.
Giuseppe
Longo 2023, Carnevale di Termini Imerese: la fiaba obsoleta dei
Napoliti, con una nostra retrodatazione all’Epigravettiano superiore,
Cefalunews, 25 gennaio.
Giuseppe
Longo 2023, I proclami dei Carnevali di Firenze e Termini
Imerese: Giuseppe Patiri e la Toscana, Cefalunews il 4 dicembre.
Giuseppe
Longo 2024, La nascita del Blog sul Carnevale di Termini
Imerese, MadonieLive, 14 settembre.
www.irsap-agrigentum.it/index2.html
https://carnevaledipalermo.blogspot.com
https://www.unipa.it/persone/docenti/b/loredana.bellantonio/it/?pagina=pubblicazioni
https://iris.unipa.it/handle/10447/584891
Foto
di copertina:Giuseppe Pitrè (1841-1916), dal profilo
Facebook “Gli amici di Giuseppe Pitrè”.
Foto
a corredo dell’articolo:
Usi, costumi, credenze e pregiudizi
del popolo siciliano Voll. I - II - III - IV. Edizioni Grifo.
Giuseppe Patiri (1846 - 1917).
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