lunedì 3 marzo 2025

Carnasciale imerese, i Napolìti e la prosopopea di un carnevale inventato

MadonieLive , 3 marzo 2025

Circa il presunto legame tra il Carnevale di Termini e la famiglia Giuffrè Napolìti, residente a Termini Imerese nel XIX sec., avevo già esaminato e trattato questo argomento per la prima volta in un articolo, precisamente nell'agosto del 2018 (1) . Tuttavia, per esaudire il desiderio da parte dei miei lettori, di un ulteriore approfondimento, ho deciso di trattare il soggetto, anche nel tentativo di essere più conciso e diretto, rispetto alla volta scorsa. 

In realtà, non faccio altro che soddisfare i tanti utenti online, che seguono con passione le “romanzesche” vicende della “novela” del Carnevale di Termini Imerese. Infatti, i protagonisti indiscussi di questa curiosa vicenda sono un singolo gruppo, il quale si è incaponito con una logica di marketing, etichettando la manifestazione con il tormentone arcaicizzante del “Carnevale più antico di Sicilia”. 

L'argomento, riguarda la mitica “storia”, o meglio, la “leggenda metropolitana” legata ad una famiglia con il cognome Giuffrè, sbandierata senza alcun supporto documentario come di origine partenopea, in base al soprannome Napolìti (con la tipica accentazione finale del dialetto termitano diviene Napolitì). Questa famiglia, con il suo caratteristico soprannome (testimoniato nella toponomastica termitana con il vicolo Napolìti, ubicato nel quartiere fuori Porta Palermo [vedi foto], in un'area di espansione tardo ottocentesca sita fuori le mura civiche cinquecentesche). Su tale attestazione toponomastica è basata una presunta tradizione orale, e sottolineiamo presunta, perché nessuno ha mai fornito indicazioni etnoantropologiche probanti a tal riguardo (ad es. trascrizioni di apposite interviste a persone anziane, debitamente documentate). Invece, si rimane sempre sul vago, aggrappandosi alla “tradizione”, in modo da creare un fittizio contesto storico ad hoc , collocandolo durante il dominio borbonico, quando fuori porta Palermo si stendevano solo campagne e non c'era ancora nemmeno una casupola, altro che un intero quartiere. Tutto ciò appare documentato dalle varie cartografie coeve al dominio borbonico, che si conservano presso il museo civico “Baldassare Romano” e la Biblioteca Liciniana.

Tornando alla “mitica” saga dei Giuffré alias Napolìti, questa famiglia contadina, assieme ad altri ignoti e presunti immigrati napoletani, sarebbe stata nientedimeno la primigenia fonte della manifestazione carnascialesca termitana. Costoro, avrebbero mutuato il nostro carnevale dalle loro antiche tradizioni carnascialesche partenopee. Questa famiglia è stata altresì collegata ai moti del 1848, tirando in ballo un'aleatoria concomitante immigrazione dei Giuffré alias Napolìti, ed altri conterranei, dalla città di Pulcinella. Questo senza peraltro fornire alcun riscontro documentario a supporto.

La logica sarebbe stata quella di effettuare una ricerca genealogica sulla famiglia dei Giuffré alias Napolìti presso l'archivio dell'anagrafe del comune di Termini Imerese, per verificare la fondatezza della presunta “tradizione” orale e validare (o invalidare) l'origine partenopea del nucleo familiare. Ovviamente, niente di tutto questo, meglio evitare tale tipo di indagini, essendo spesso stancanti. Oltretutto, alla fine c'è il fondato rischio di far crollare il comodo castello di carta che si è costruito su questa vicenda. E' molto più semplice (e comodo), basarsi sulla “tradizione”, che può essere tranquillamente adottata, amplificata e sbandierata come etnofonte, mantenendola in auge per oltre trent'anni sino ai nostri giorni. Questo approccio così disinvolto (usando un eufemismo), ha permesso in questo trentennio di dare alla kermesse un rilievo epocale; addirittura facendola risalire al Quarantotto, tirando in ballo anche il Generale Giuseppe La Masa, trabiese per nascita e per parte di madre, termitano in linea paterna. Sarebbe meglio lasciare riposare in pace il nostro generale, ben noto per la sua vivace esuberanza, che se fosse presente, a mio modesto avviso, seduta stante, oltre ad una scarica di calci, sarebbe tentato di infilzare il fondoschiena di coloro che lo tirano in ballo a sproposito.

Cari lettori, si è pure arrivati ​​ad attribuire un'ascendenza partenopea alla maschera riprodotta nel logo della primigenia “Società del Carnevale”. Non solo, ciò sarebbe stato opera di una delle presunte famiglie napoletane immigrate a Termini dopo il Quarantotto.   Invece, per buona pace della “premiata ditta” Napolìti e Company, nulla di tutto ciò, infatti, è certissimo che il logo predetto fu ideato e disegnato (2) nella sua interezza dal paletnologo, etnologo e storico termitano, Giuseppe Patiri (1846 - 1917).

Pertanto, auguriamo a coloro che sbandierano ipotesi, senza alcun riscontro probante, di dedicarsi ad una bella e salutare partita a briscola o scopone scientifico. 

Nota:

(1) Giuseppe Longo 2018, Il quartiere fuori Porta Palermo e l'infondata “leggenda” dell'origine del Carnevale di Termini Imerese, Cefalunews, 24 agosto.

(2) Giuseppe Longo 2020, Giuseppe Patiri non finisce mai di sorprenderci: ritrovato lo schizzo originario del logo della primigenia “Società del Carnevale” a Termini Imerese, Cefalunews, 9 agosto.

Bibliografia e sitografia:

Giuseppe Longo 2018, Il binomio Palermo-Termini, tra porte civiche, manifestazioni carnascialesche e “gustose” leggende metropolitane, Cefalunews, 22 dicembre.

Giuseppe Longo 2022, Quando finirà la telenovela dei Napoliti presunti padri fondatori del Carnevale Termitano ?, Cefalunews, 24 febbraio.

Giuseppe Longo 2023, Carnevale di Termini Imerese: la fiaba obsoleta dei Napoliti, con una nostra retrodatazione all'Epigravettiano superiore, Cefalunews, 25 gennaio.

Giuseppe Longo 2025, Com'era il Carnevale in Sicilia e com'è oggi il Carnevale di Termini Imerese, MadonieLive, 22 febbraio.

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Giuseppe Longo

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Carnasciale imerese, i Napolìti e la prosopopea di un carnevale inventato

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